Finto colloquio di lavoro a luci rosse: condannato 40enne di Canneto
Ha chiesto alla vittima di praticargli alcune "cure particolari".
Colloquio a luci rosse al parco: una vicenda che vede la condanna di un finto infermiere di Canneto sull'Oglio: violenza sessuale.
Colloquio a luci rosse al parco
Ieri, martedì 19 martedì 2019, un finto infermiere è stato condannato per violenza sessuale a tre anni e sei mesi di reclusione. L’uomo è accusato di aver approfittato di una 39enne cremasca alla ricerca disperata di un lavoro. La donna, in aula, ha raccontata tutta la vicenda che le è successa e che risale all’ottobre del 2017.
L’annuncio di ricerca di lavoro
La 39enne, due anni fa, dopo aver finito un corso per ausiliaria socio assistenziale, si era messa alla ricerca di un lavoro pubblicando un annuncio sul portale Subito.it. A quell’annuncio risponde un certo Davide che si è presentato come infermiere professionale e le offre un lavoro presso una privata assistenza situata in provincia di Mantova. I due fissano un appuntamento per sostenere un colloquio nella sede di questa privata assistenza. Il giorno fissato per il colloquio, mentre la donna si trova sul treno, lui la contatta comunicandole che sarebbe stato meglio incontrarsi in una filiale di questa privata assistenza che si trova a Piadena.
Il parco
I due si conoscono alla stazione di Piadena, poi lui la porta in un parco dove si trovava una casetta che lui spaccia per la filiale, ma purtroppo non possono entrarvi in quanto ha dimenticato le chiavi a casa. A questo punto la soluzione: il colloquio viene fatto su una panchina del parco. Lui le spiega come doveva essere svolto il lavoro e poi le chiede una prova pratica: “Devo capire cosa sei in grado di fare”. La pratica consiste in un clistere e in un “test dello sperma”. La 39enne all’inizio è titubante, poi spinta dal bisogno disperato di un lavoro, accetta e esegue quello che le viene richiesto.
La denuncia
Finito il “colloquio” lui la riaccompagna in stazione dicendole che le avrebbe fatto sapere. Ovviamente lui non si è più fatto risentire e dopo alcuni tentativi di mettersi in contatto con lui, ancora turbata dalla vicenda, decide di confessare quanto successo a suo padre. Quest’ultimo le consiglia di denunciare il tutto a Carabinieri. E così, gli investigatori, tramite le indicazioni fornite dalla donna, riesco facilmente a rintracciare il sedicente infermiere, che viene riconosciuto dalla stessa vittima anche in alcune foto segnaletiche. L’uomo infatti era recidivo: un’altra malcapitata lo ha aveva denunciato per fatti analoghi alla polizia di Mantova.
La condanna
Come detto, nella giornata di oggi, il finto infermiere, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il pm aveva chiesto invece 5 anni e 3 mesi, ma gli è stata riconosciuta l’attenuante del “caso di minore gravità”. Tra 60 giorni verrà depositata la motivazione della sentenza.