Il viceministro Stefano Buffagni (M5S) incontra Netweek: “Plastic tax battaglia necessaria”
Pro e contro della Manovra, ma anche ex Ilva, Alitalia e durata del Governo.
Il viceministro dello sviluppo economico Stefano Buffagni (M5S) in vista oggi, venerdì 22 novembre 2019, nella sede centrale del nostro gruppo editoriale, a Merate (Lc). Un incontro fortemente voluto da Netweek per approfondire in particolare i contenuti della manovra finanziaria in via d’approvazione: Buffagni ha analizzato alcuni nodi e messo in evidenza i punti più qualificanti (no aumento Iva, abolizione superticket e fondi per imprenditoria giovanile e donne), ma non ha rinunciato a parlare di ex Ilva, Alitalia e anche della durata del nuovo Governo.
“Combattere l’utilizzo della plastica monouso è una battaglia certamente difficile, ma necessaria – ha esordito il politico a proposito delle polemiche sulla cosiddetta plastic tax – non possiamo essere pro Greta e sostenere le campagne dei nostri ragazzi nelle piazze solo a parole: ma il tema vero collegato, a mio avviso, sono le riconversioni industriali, per le quali abbiamo introdotto un fondo da 4 miliardi, più del triplo rispetto a prima”.
Sotto la lente la Finanziaria
Accompagnato dal deputato pentastellato Giovanni Currò, Buffagni, già sottosegretario nel precedente Governo e in carica dal 16 settembre nell’Esecutivo Conte-bis, è stato accolto dall’amministratore delegato Alessio Laurenzano, dal vice president Sales & Marketing Riccardo Galione e dal direttore editoriale e Marketing Giorgio Iegiani, prima di incontrare alcuni giornalisti del gruppo e rispondere alle domande del direttore Giancarlo Ferrario.
Buffagni (M5S) incontra Netweek
L’intervista s’è inevitabilmente sviluppata attorno al tema politico ed economico del momento, ovvero l’approvazione della manovra finanziaria.
Non solo plastic tax, fra i nodi della manovra.
“Quanto alla tassa sulle auto, ad esempio: personalmente non la tollero, è sbagliata perché va a colpire chi già paga le tasse, mentre vanno individuati spazi nuovi d’evasione. Bene invece gli incentivi per le auto ecologiche. Cerchiamo però di evitare autogol. Sono al Governo, ma sto al Mise e le aziende per me vengono prima: abbiamo siti produttivi che danno lavoro e producono veicoli, se non incentiviamo l’acquisto dei modelli italiani ci impicchiamo da soli… Se il Pd vuole andare in un’altra direzione in maniera suicida, noi non ci stiamo”.
Ma quali sono gli elementi più qualificanti della manovra?
“Intanto non è stata aumentata l’Iva, non era affatto assodato. Poi l’abolizione del superticket, un servizio a tutela della salute delle persone. Ancora, un fondo per la ricerca su microchip e batterie elettriche (il Mercato va in questa direzione), un fondo per l’imprenditoria giovanile e poi, le donne: dati alla mano, bisogna investire il triplo, sono un motore per la società (Spagna docet) e per questo abbiamo studiato un fondo ad hoc per l’imprenditoria femminile con una grossa quota parte a fondo perduto, prevedendo anche un supporto per il rientro al lavoro post maternità e per gli asili nido”.
A proposito del debito pubblico: perché non si riesce a ridurre?
“Nel momento in cui c’è crisi, il Pil diminuisce e già sei costretto a operare tagli per farvi fronte… Per abbattere il debito devi crescere, altrimenti tagli solo servizi. Ma collegato c’è anche l’altro tema dell’efficientamento della macchina pubblica: siamo un paese fermo, vittima della stagnazione delle abitudini. Cambiare le cose non è facile: i politici cambiano, i funzionari restano… ti sfiancano con la tecnica del rinvio”.
Questione Mes, o “fondo salvastati”: ci sono rischi per risparmiatori italiani?
“No, per loro no. Qualche criticità per il Paese sì, ma senza allarmismi: l’importante è che Francia e Germania non diano tutto per assodato, però finalmente siamo tornati a quei tavoli, in Europa”.
E la tormentata faccenda ex Ilva?
“Intanto va chiarita una cosa a chi parla di statalizzazione: l’azienda è già dello Stato che l’ha affittata ad ArcelorMittal, che in base agli accordi doveva comprarsela nel 2021… se non rispettano i patti, pagano i danni, punto. E infatti, quando anche la Magistratura è entrata in gioco, Arcelor Mittal s’è spaventata. L’Italia si sta facendo rispettare: dal Capo dello Stato in giù, siamo tutti allineati. L’azienda è in malafede, stanno massimizzando i profitti: hanno miliardi e non pagano i fornitori in Puglia (e anche altre regino, Lombardia compresa) solo per far salire la tensione. Ti tutelo solo se rispetti il piano di bonifica, ecco perché sono contro lo scudo legale. Ma il problema è che a Taranto continua a morire la gente: in ogni caso la riconversione va fatta”.
E Alitalia?
“La realtà è che sul mercato non c’è nessuno che vuol comprare. Ci sono scelte da fare difficili, io sarei tranchant: se un calciatore non funziona lo cambio… Ma esistono in realtà tanti strumenti nella norma e possiamo anche crearne di nuovi. L’importante è tutelare asset e occupazione”.
Tra Pd e M5S posizioni differenti: quanto durerà questo Governo?
“Non ero entusiasta dell’alleanza col Pd: avrei preferito sfidare il traditore Salvini andando di nuovo al voto. Ma con loro al Mise lavoriamo benissimo. Alle Regionali in Emilia andremo da soli, ma è una sfida già polarizzata… l’Umbria è stata un errore frettoloso, un’alleanza test sarebbe stata più opportuna proprio in Emilia. Ma nel Movimento in questo momento c’è una confusione totale: l’esperienza di Governo ci ha sfiancato… un conto è la teoria, un altro la pratica. In questo momento resto in silenzio perché non ho soluzioni e non ambisco a fare il capo politico. Ma l’agosto scorso, a proposito della durata del Governo, ho scoperto che la poltrona è la cosa più forte…”