Millenaria, Coldiretti Mantova: l'agricoltura del futuro è specializzazione ed export
Un'analisi a tutto tondo tra meccanizzazione, scenari futuri, embargo russo e cimici asiatiche.
Coldiretti Mantova: “Siamo indiscutibilmente molto bravi a produrre, la missione per il futuro è essere ancora più sostenibili, trovare nuovi mercati e farci riconoscere il valore. Perché dietro il brand Made in Italy c’è la qualità dell’agroalimentare italiano, delle nostre materie prime e dei nostri territori”.
Coldiretti Mantova
È la visione di Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, nel corso del convegno organizzato dal sindacato in collaborazione con Edagricole sul tema: “L’agricoltura mantovana verso il futuro: economia, internazionalizzazione, rapporti col consumatore”. Al convegno, moderato da Giorgio Setti, caporedattore di Terra e Vita e Informatore Zootecnico, l’economia agricola mantovana guarda al futuro, dal latte (Fabio Mantovani di Goito e Paolo Benedusi di Quistello) alla frutta (Pier Paolo Morselli di Ostiglia), passando per i bovini da carne (Primo Cortelazzi di Marcaria), i suini (Claudio Veronesi di Sustinente), il vino (Corrado Cattani di Cavriana e Ilaria Troni di Gonzaga). Settori che, seppure alle prese con la volatilità del mercato, hanno saputo innovare, diversificare, aggregarsi attraverso la cooperazione e le organizzazioni di produttori.
Innovazione
“Da alcuni anni, anche per ridurre i costi di manodopera e per tagliare l’acquisto di mais – spiega Fabio Mantovani, 180 bovine da latte e 35 ettari in conduzione – produco latte da solo fieno, che conferisco alla Latteria di Marmirolo per la produzione di Grana Padano da solo fieno, una tipologia che sta riscuotendo molto successo, anche se per ora non ha una remunerazione di mercato specifica”. Accanto alle innovazioni di prodotto, gli imprenditori di Coldiretti Mantova affiancano le innovazioni di processo. È il caso di Paolo Benedusi, 50 ettari e 250 bovine, il cui latte è destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano. “Grazie alle modifiche del disciplinare del consorzio – ricorda – abbiamo acquistato due robot di mungitura, con notevoli benefici in termini di benessere animale e gestione della stalla”. Elevato tasso di meccanizzazione anche nei vigneti, sia nell’Alto che nel Basso mantovano, dove la sfida, semmai, è quella di creare più valore aggiunto al prodotto. “Il lambrusco non è inferiore al prosecco – afferma Corrado Cattani, che è presidente del Consorzio Vini Mantovani – e anche come rese in campo presenta analogie in termini di quantità: 200 quintali per ettaro il primo, 250 quintali il vigneto che dal Veneto e dal Friuli ha conquistato il mondo”.
Export da percorrere
L’export, in un paese come l’Italia che sta invecchiando e che, dunque, è destinato a ridurre i consumi, per Paolo Carra “sarà la strada principale da percorrere, a colpi di qualità e di biodiversità”. Così chiede il consumatore, particolarmente attento al benessere animale, all’allevamento senza antibiotici, agli ogm free. “C’è chi pensa che il no di Coldiretti agli ogm sia superato – spiega il presidente Carra – ma sappiamo che alcune grandi catene di distribuzione tedesche nel giro di tre anni diranno addio a qualsiasi prodotto contenente ogm. Se vogliamo continuare a vendere i nostri prodotti dobbiamo proseguire su questa linea, che evidentemente è quella giusta, in base a quanto si aspetta anche il consumatore”. La zootecnia da carne è chiamata per prima a dare segnali di svolta e solo chi osserverà dei percorsi costanti di ammodernamento si ritroverà alla fine con performance aziendali in grado di assicurare redditività. Ne sono più che convinti Claudio Veronesi e Primo Cortelazzi. Veronesi, allevatore con 1.200 scrofe a ciclo chiuso e una stalla all’avanguardia per biosicurezza e benessere, “elementi che si traducono in una prima fase di adeguamento in costi maggiori, ma che poi permettono di produrre di più e con maggiori guadagni”. Cortelazzi da diversi anni ha intrapreso la strada della filiera italiana anche nel complesso mondo dei bovini da carne, privilegiando dunque il 100% Made in Italy e il conferimento alla piccola distribuzione alle catene della gdo. “Oggi più che mai – avverte - bisogna far capire al consumatore il valore della carne sul piano nutrizionale”.
Embargo e cimici
Alle prese con mercati altalenanti e con l’esigenza di proteggersi dagli agenti esterni, la frutticoltura auspica “la specializzazione e la valorizzazione del terroir, come fanno i francesi col vino”. Parola di Pier Paolo Morselli, agronomo, 70 ettari a pere e, in parte, mele, a Ostiglia. “L’embargo russo ci ha penalizzato – precisa – ma oggi l’emergenza è rappresentata dalla cimice asiatica e dal fatto che dallo Stato non abbiamo ancora ricevuto le coperture di legge per le polizze assicurative. Questo complica i bilanci delle aziende”. Eppure, anche in questo settore non manca l’innovazione. “Il prossimo anno adotterò le reti anti-insetto – annuncia -. Regione Lombardia prevede un contributo e saranno assolutamente fondamentali per migliorare la qualità e la salubrità della nostra frutta”.
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