Il report

Mercato del lavoro a Mantova e provincia: +17% tempi indeterminati, ma non si trova personale

Lo scenario del secondo quadrimestre del 2023. Aumentano le cessazioni e faticano a salire i nuovi avviamenti, ma i contratti stipulati per i nuovi assunti sono più stabili

Mercato del lavoro a Mantova e provincia: +17% tempi indeterminati, ma non si trova personale
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Crescono le cessazioni e diminuiscono gli avviamenti, ma vi è un incremento importante delle stabilizzazioni dei contratti. Sono alcuni dei dati analizzati nell’ultimo numero della Newsletter Lavoro redatta dall’Osservatorio mercato del lavoro dell’Area Servizio Mercato del lavoro e Cpi della Provincia di Mantova relativi al secondo quadrimestre del 2023.

La situazione del mercato del lavoro a Mantova e provincia

Nel secondo quadrimestre del 2023, la situazione occupazionale in provincia di Mantova a un primo sguardo si presenta negativamente, evidenziando un lieve aumento delle cessazioni e una lieve diminuzione degli avviamenti rispetto all'anno precedente.

In particolare, le comunicazioni obbligatorie riferite al secondo quadrimestre 2023 ammontano complessivamente a 50.566, di cui il 39% è relativo ad avviamenti, il 43% a cessazioni e il restante 18% riguarda proroghe e trasformazioni. Qui di seguito ecco un grafico che compara le singole comunicazioni obbligatorie degli anni 2021, 2022 e 2023. Le statistiche tra le tre annate sono rimaste circa sullo stesse cifre, tranne che per il dato sulle trasformazioni che ha avuto una graduale crescita.

Nel 2023 il saldo tra avviamenti e cessazioni risulta essere negativo come per i due anni precedenti. L’andamento mensile delle comunicazioni rispetto ai due anni precedenti è omogeneo per le cessazioni, in quanto tutti e tre i quadrimestri sono caratterizzati dal picco nel mese di giugno. Per quanto riguarda gli avviamenti, negli ultimi due anni non si registra il picco registrato nel mese di giugno 2021.

Riprendendo il confronto tra tutti i tipi di comunicazioni obbligatorie, nel secondo quadrimestre del 2023 rispetto a quello del 2022 si evidenziano tassi di crescita negativi per gli avviamenti e le cessazioni del 2% ciascuno, le proroghe registrano un aumento del 9%, mentre le trasformazioni registrano un aumento del 19%.

Avviamenti per genere, età, settore e tipologia di contratto

Dall’analisi dell’evento avviamento in relazione alla variabile genere si nota come, nel secondo quadrimestre del 2023, il 43% delle assunzioni riguardi le donne.

Osservando gli avviamenti in base all’età, si nota come la fascia 15-29 anni è quella con il maggior numero di avviamenti, diminuita del 4% rispetto all’anno precedente. Le rimanenti tre fasce d’età si attestano intorno ai 4mila avviamenti e quella dei 50-64 anni registra un aumento del 3% rispetto al 2022.

Analizzando i dati degli avviamenti per settore di attività economica si rileva come il settore Commercio e Servizi presenti per tutti e tre i quadrimestri i valori più alti; nel secondo quadrimestre 2023 il settore ha registrato il 58% delle assunzioni totali. Confrontando i dati con il 2022, l’industria e l’agricoltura subiscono un decremento di rispettivamente -9% e -5% rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il settore del Commercio e Servizi ha registrato un +2%.

Proseguendo l’analisi degli avviamenti con l’elaborazione dei dati per tipologia di contratto, dal grafico seguente si osserva che i contratti di lavoro flessibili rappresentano nel secondo quadrimestre 2023 il 78% del totale mentre i contratti di lavoro permanente il 22%, nel 2021 i valori erano rispettivamente dell’81% e del 19%. Rispetto agli anni precedenti si ferma la crescita dei contratti di lavoro stabili, in particolare i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono diminuiti del 4%. Analizzando, invece, gli avviamenti dei contratti di lavoro non permanenti nel secondo quadrimestre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, si rileva che sono diminuiti quelli in somministrazione del 10% e i contratti di lavoro a progetto sono diminuiti del 9%, mentre i contratti a tempo determinato rimangono pressoché stabili.

Aumentano le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro nel Mantovano

Nel secondo quadrimestre 2023 il numero di individui che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro è pari a 1.778, in aumento rispetto a quello relativo allo stesso periodo del 2022 (+3%) e 2021 (+15%).

Gli individui che hanno presentato una DID risultano essere in prevalenza donne con quota percentuale pari al 52%. I giovani (under 30) risultano diminuiti di 7 punti percentuali e nel secondo quadrimestre 2023 rappresentano il 25%. La percentuale di richieste pervenute dai cittadini italiani rispetto ai cittadini stranieri risulta leggermente diminuita di 2 punti percentuali rispetto al 2022 e rappresenta il 75%.

Analizzando i titoli di studio delle persone che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità, si osserva che il 51% degli utenti ha come titolo di studio fino alla licenza media, il 25% possiede il diploma che permette l’accesso all’università e il 7% ha conseguito una laurea.

Dal punto di vista territoriale, il Centro per l’Impiego presso il quale è stato richiesto il maggior numero di DID è quello di Mantova con 682 con quota 38% del totale, la sua rappresentatività sul totale è aumentata di 1 punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2022, seguito da quello di Castiglione delle Stiviere con 473 che rappresenta il 27% del totale. Suzzara registra 346 DID, Viadana 226, aumentando di 2 punti percentuale la rappresentatività sul totale rispetto al 2022 e infine Ostiglia con 51 rimane diminuisci di 2 punti percentuale rispetto all’anno precedente arrivando a quota 3% del totale.

+17% dei contratti a tempo determinato

Tuttavia, emerge un dato incoraggiante: un incremento del 17% delle stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato. Questo andamento riflette la risposta proattiva dei datori di lavoro di fronte al fenomeno delle “grandi dimissioni”, che caratterizza il panorama lavorativo italiano generale degli ultimi anni.

In un contesto in cui la fuga di competenze rappresenta una sfida costante, molte aziende stanno infatti adottando strategie volte a preservare il proprio capitale umano. La scelta di stabilizzare contratti a tempo determinato si configura come una soluzione funzionale, che consente alle imprese di soddisfare le esigenze dei propri dipendenti preservando, al contempo, le competenze del capitale umano dell’azienda.

Questa tendenza riflette forse una nuova prospettiva nell'approccio alle risorse umane, mettendo in evidenza la volontà di investire nella continuità professionale e nella valorizzazione delle risorse interne, anche alla luce della scarsità di capitale umano disponibile, come evidenziato nel successivo approfondimento riferito al fenomeno delle dimissioni.

Cambiano le esigenze dei lavoratori

Si assiste infatti a una riduzione della popolazione attiva e più in generale a un declino demografico che porta ad avere un’area sempre più ristretta di potenziali lavoratori. Il posto stabile e una retribuzione maggiore non sono le motivazioni principali per cambiare lavoro. Le esigenze dei lavoratori sono cambiate e sono più incentrate sul proprio benessere personale, laddove è in atto un cambiamento del sistema valoriale dell’occupazione che mette al primo posto la salvaguardia della qualità della vita.

Per le aziende diventa quindi sempre più strategico tentare di assecondare le esigenze del personale tenendo conto del maggiore interesse ad esempio per gli equilibri tra vita e lavoro o per le opportunità di formazione al fine di trattenere per quanto più possibile il capitale umano specializzato all’interno della propria realtà lavorativa.

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