CULTURA

Mantova accoglie un capolavoro di Giuseppe Bottani: il “Suicidio di Didone” entra nel museo di Palazzo Ducale

Un’opera settecentesca di straordinaria intensità narrativa: sarà visibile da gennaio in un ambiente dell’Appartamento dell’Imperatrice

Mantova accoglie un capolavoro di Giuseppe Bottani: il “Suicidio di Didone” entra nel museo di Palazzo Ducale

Il Museo di Palazzo Ducale di Mantova arricchisce le sue collezioni con il dipinto di Giuseppe Bottani sul suicidio di Didone, capolavoro settecentesco di forte valore narrativo. L’opera, in linea con il Neoclassicismo, sarà esposta dall’inizio del 2026 nell’Appartamento dell’Imperatrice.

A Palazzo Ducale un dipinto di Bottani

Il Museo di Palazzo Ducale di Mantova ha recentemente ampliato le sue collezioni con una preziosa opera di Giuseppe Bottani, pittore di origine cremonese che giocò un ruolo fondamentale nel rinnovamento delle arti a Mantova nel XVIII secolo. Il dipinto, identificato oltre cinquant’anni fa da Chiara Tellini Perina, rappresenta un episodio drammatico e letterario tratto dal IV libro dell’Eneide: il suicidio di Didone.

Il dipinto

La scena raffigura la regina di Cartagine al culmine della disperazione dopo l’abbandono di Enea. Giace sulla pira funeraria, con la spada conficcata nel corpo, mentre la sorella Anna e le ancelle cercano invano di soccorrerla. In alto, Giunone invia Iride per liberare simbolicamente l’anima della sfortunata regina. Sant’Agostino, nelle Confessioni, ammoniva come la narrazione poetica potesse distogliere i fedeli dalla preghiera: Didone, simbolo di finzione drammatica, diventa qui l’emblema di un’emozione che commuove, ma insegna anche cautela.

Chi è Giuseppe Bottani

Nato a Cremona, Bottani si formò prima a Firenze con Antonio Puglieschi e Vincenzo Meucci, quindi a Roma con Agostino Masucci. La sua carriera fu costellata di riconoscimenti: fu ammesso all’Accademia di San Luca, nominato accademico dell’Accademia del Disegno di Firenze e dell’Accademia Clementina di Bologna, e infine direttore della Scuola di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Mantova dal 1769, incarico che mantenne fino alla morte nel 1784.

Con Bottani, Mantova vide l’arrivo di una pittura illuminista, didattica e vicina ai canoni del Neoclassicismo, che segnò un netto distacco dalle influenze soprannaturali e contemplative di Bazzani, suo predecessore. La città accolse così una nuova scuola artistica, capace di dialogare con l’Accademia cittadina per decenni.

Nonostante Bottani avesse lavorato per le più alte cariche del governo asburgico, prima di questo acquisto Palazzo Ducale possedeva solo una sua opera: la pala d’altare della Predica di san Vincenzo Ferrer (circa 1780). Il nuovo dipinto, acquisito da Gianluca Bocchi grazie al sostegno della Direzione Generale Musei di Roma, colma questa lacuna, arricchendo la narrazione museale con un capolavoro virgiliano di straordinaria intensità visiva.

Visibile da gennaio

Stefano L’Occaso, direttore di Palazzo Ducale di Mantova: “Il dipinto incrementa le collezioni permanenti del Museo di Palazzo Ducale e il mio ringraziamento va alla Direzione Generale Musei, che dal 2020 ha sostenuto una serie di acquisti prestigiosi: dall’arazzo di Giulio Romano, all’Allegoria dei Gonzaga Nevers del Grechetto, passando per Bazzani e Bahuet e Girolamo Bonsignori… Grazie dunque al professor Massimo Osanna, a tutto il suo staff e al Comitato Tecnico Scientifico che, ancora una volta, ha accolto una proposta di Palazzo Ducale, il quale da anni arricchisce le sue collezioni con capolavori che possono integrare la narrazione del Museo e, in qualche misura, risarcire una città spogliata in passato dei suoi tesori. Gli acquisti sostenuti dalla Direzione Generale sono tutti finalizzati all’esposizione e, anzi, intorno a essi il Museo ha impostato la riqualificazione e la riapertura di spazi trascurati o abbandonati”.

Il dipinto sarà visibile da gennaio in un ambiente dell’Appartamento dell’Imperatrice – il salottino giallo o di Ercole – attualmente in fase di restauro; il progetto di riallestimento è curato da Verena Frignani, funzionario architetto di Palazzo Ducale.