Leonardo a Mantova, sui luoghi del genio che "deluse" Isabella D'Este

Regione Lombardia promuove 8 itinerari per scoprire nel paesaggio e nella cultura enogastronomica, gli elementi del luogo rappresentati dal genio.

Leonardo a Mantova, sui luoghi del genio che "deluse" Isabella D'Este
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A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci  Regione Lombardia, in collaborazione con Explora, promuove 8 itinerari nel territorio lombardo per ritrovare nell'arte, nel paesaggio e nella cultura enogastronomica, gli elementi tipici del luogo più volte rappresentati dal genio.

Leonardo a Mantova

Con l’invasione francese del Ducato di Milano, nel settembre 1499, Leonardo da Vinci lasciò la capitale sforzesca e si diresse verso Venezia. Durante il viaggio fece tappa a Mantova dove entrò in contatto con la marchesa Isabella d’Este probabilmente già conosciuta a Milano. Sorella della defunta duchessa Beatrice, Isabella si era interessata a Leonardo già nel 1498, quando aveva voluto a Mantova il dipinto nel quale il Vinci aveva ritratto una giovanissima Cecilia Gallerani, già amante di Ludovico il Moro; quadro tradizionalmente identificato con la celebre Dama con l’ermellino. La Gallerani che a Milano abitava il Palazzo Dal Verme (ora Piccolo Teatro Grassi) soggiornava spesso nel cremonese a San Giovanni in Croce nell’attuale Villa Medici del Vascello. Il quadro viaggiò da Milano o San Giovanni a Mantova, e viceversa, accompagnato da carteggi nei quali la dama milanese affermava che non esistevano pittori come Leonardo: «in vero credo non se trova allui un paro».

Ritratto incompiuto

Non sorprende quindi che nella sua tappa mantovana, il Vinci fosse obbligato ad abbozzare un ritratto della marchesa; più curiosa risulta la scelta di Isabella di farsi ritrarre di profilo secondo uno schema di araldica tradizionale sfuggendo il confronto introspettivo con lo sguardo frontale dei ritratti vinciani. Gli schizzi mantovani si trasformarono presto nel cartone a carboncino, sanguigna e pastello ora al Louvre. Il ritratto non si finì mai, ma questo probabilmente non fece che accrescere il desiderio di Isabella di possedere un’opera del Vinci.

Le richieste di Isabella

Nel 1501, Isabella ci riprovava con Leonardo richiedendo un quadro, magari della Madonna «devoto e dolce», ma si faccia, scriveva all’intermediario, pure un’invenzione «in arbitrio suo» pur di avere un Vinci per lo studiolo, e magari se possibile «volerne mandare uno altro schizo del retracto nostro». Ancora tre anni dopo, scriveva direttamente a Leonardo liberandolo dall’obbligo del ritratto, ma almeno si converta l’impegno contratto con «un’altra figura», magari «uno Christo giovenetto de anni circa duodeci, che seria di quella età che l’haveva quando disputò nel tempio». Verosimilmente, Isabella non ottenne né l’uno né l’altro, forse un’eco di quanto voluto dalla marchesa giunse però a Mantova sotto forma di qualche abbozzo a influenzare il giovane pittore Correggio.

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