Yana Malaiko, indagini concluse sull'ex fidanzato Stratan: "Rischia l'ergastolo"
Il 33enne accusato di omicidio premeditato con l'aggravante di aver ucciso una persona con cui aveva avuto una relazione, e occultamento di cadavere
La Procura di Mantova ha chiuso le indagini per la morte di Yana Malaiko: l'ex fidanzato Dumitru Stratan rischia l'ergastolo.
Indagini chiuse per la morte di Yana
Nella giornata di lunedì 14 agosto 2023 la Procura di Mantova ha notificato al 33enne moldavo Dumitru Stratan la chiusura delle indagini per la morte della sua ex fidanzata, la 23enne ucraina Yana Malaiko.
Stratan è l'unico indagato ed è accusato di omicidio mediante percosse e soffocamento violento, con l’aggravante della premeditazione e l’ aggravante di aver commesso l’omicidio della persona con cui aveva avuto una relazione affettiva; non solo: il 33enne moldavo è anche accusato del reato di occultamento di cadavere al fine di assicurarsi l’impunità. Proprio per l'aggravante della premeditazione, Stratan al termine del processo rischia l'ergastolo.
Ora, a indagini chiuse, il 33enne avrà 20 giorni di tempo per preparare la propria memora difensiva ed eventualmente produrre altra documentazione. Nel frattempo sta partendo l'iter che condurrà al processo davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Mantova.
"Buttata come spazzatura"
"Finalmente dopo sei mesi di indagini preliminari, si intravede ora il processo per omicidio - afferma l’avvocato Angelo Lino Murtas, avvocato della famiglia di Yana -. Avevamo iniziato tutti insieme con 10 lunghi giorni di ricerca della povera Yana scomparsa nel nulla, fino al suo drammatico ritrovamento al confine tra Castiglione e Lonato “buttata come fosse spazzatura” in una discarica di tagli di siepi, constatando che dopo essere stata percossa con cattiveria perché voleva rifarsi una vita da donna libera, era stata inserita forzatamente in un trolley sigillato poi con del cellophane, trascinata a balzi per le scale e buttata appunto in quella discarica".
"Vogliamo solo una giustizia giusta"
Ora intravediamo finalmente il processo davanti alla Corte d’Assise, con il papà Oleksandr e la mamma Tetiana che non piangono più ma solo perché hanno terminato tutte le lacrime. Non cerchiamo certo vendetta al processo, ma soltanto una giustizia giusta, facendo riconoscere la premeditazione anche dalle minacce di morte e dagli appostamenti nei giorni precedenti, cosa che apre le porte all’ergastolo, senza i perdonismi diffusi e le giustificazioni ad ogni crimine che purtroppo stanno diventando consuetudine in questa guerra dove ogni tre giorni una povera donna viene assassinata da chi invece avrebbe dovuto amarla.