Un'altra infermiera si suicida. La Fnopi: "Era positiva al coronavirus"
Una infermiera di trent'anni, assegnata alla Terapia intensiva, si è tolta la vita.
Dramma in ospedale: una infermiera di trent’anni, assegnata alla Terapia intensiva, si è tolta la vita. E’ successo al San Gerardo di Monza.
Il dramma
Come riporta Prima Monza, la tragedia si è consumato ieri, lunedì 23 marzo 2020, ma la notizia è stata data solo in queste ore. Un'infermiera trentenne dell’Ospedale San Gerardo di Monza è salita fino all’undicesimo piano, in un reparto chiuso per lavori, e qui si è tolta la vita. Il corpo esanime è stato poi trovato da una squadra di operai che avrebbe dovuto riprendere gli interventi. Sconosciuti i motivi del tragico gesto. La trentenne era stata da poco assegnata alla Terapia intensiva per far fronte all’emergenza Coronavirus.
Sulla tragedia è intervenuta anche la Fnopi (Federazione nazionale delle professioni infermieristiche) che ha prospettato un possibile collegamento tra il gesto e la pressione cui, ogni giorno in questa fase di emergenza, il personale infermieristico è sottoposto.
“La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche esprime tutto il dolore e la costernazione degli infermieri alla notizia di una giovane collega che non ce l’ha fatta più e tutti i 450mila professionisti presenti in Italia si stringono uniti e con forza attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi. Ciò che ha vissuto nell’ultimo periodo, anche se non sono ancora note tutte le cause del gesto, ha pesantemente contribuito come la goccia che fa traboccare il vaso. Lo affermano anche i colleghi che le sono stati vicini nei momenti in cui, trovata positiva e messa in quarantena con sintomi, viveva un pesante stress per la paura di aver contagiato altri. L’episodio terribile, purtroppo, non è il primo dall’inizio dell’emergenza COVID-19 (Un dramma analogo a questo era già avvenuto il 18 marzo scorso in Veneto. Qui, un’infermiera 49enne, che lavorava all’ospedale di Jesolo (Ve), anch'essa nel reparto di terapia intensiva, si è tolta la vita gettandosi nelle acque del Piave ancor prima dell'arrivo dell'esito del tampone.) e anche se ci auguriamo il contrario, rischia in queste condizioni di stress e carenza di organici di non essere l’ultimo. Ma non può certo nemmeno essere commentato ora. È sotto gli occhi di tutti la condizione e lo stress a cui i nostri professionisti sono sottoposti e di questo e di quanto sarebbe stato possibile fare in tempi non sospetti e che ora riteniamo sia non solo logico e doveroso, ma indispensabile fare, riparleremo quando l’emergenza sarà passata. Ora non è il momento, ora è il momento solo di piangere chi non ce l’ha fatta più. Non facciamo la conta dei positivi e dei decessi per COVID-19, che non sono davvero pochi. Ognuno di noi ha scelto questa professione nel bene e, purtroppo, anche nel male: siamo infermieri. E gli infermieri, tutti gli infermieri, non lasciano mai solo nessuno, anche a rischio – ed è evidente – della propria vita. Ora però basta: non si devono, non si possono, lasciare soli gli infermieri”.
Purtroppo non è la prima: è successo anche in Veneto
Un dramma analogo a questo era già avvenuto il 18 marzo scorso in Veneto. Qui, un’infermiera 49enne, che lavorava all’ospedale di Jesolo (Ve), anch'essa nel reparto di terapia intensiva, si è tolta la vita gettandosi nelle acque del Piave ancor prima dell'arrivo dell'esito del tampone. QUI LA NOTIZIA
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