Sequestrati alla 'Ndrangheta 55 milioni di euro, confische anche nel Mantovano
Tra i 179 beni immobili requisiti dai finanzieri, 6 immobili che erano nelle mani della cosca mafiosa sono ubicati nella provincia di Mantova
Il filmato dell'intervento della Finanza:
I beni sequestrati
Il provvedimento patrimoniale eseguito si aggiunge alle confische da oltre 61 milioni e mezzo di euro già realizzate negli ultimi anni ai danni degli 'ndranghetisti e consentirà di acquisire in via definitiva al patrimonio dello Stato 179 beni e immobili, 16 società e molto altro.
Stiamo parlando di:
• 4 immobili ubicati nella provincia di Bologna
• 48 immobili ubicati nella provincia di Crotone
• 6 immobili ubicati nella provincia di Mantova
• 46 immobili ubicati nella provincia di Modena
• 11 immobili ubicati nella provincia di Parma
• 62 immobili ubicati nella provincia di Reggio Emilia
• 2 immobili ubicati nella provincia di Verona
• 10 società di capitali e 6 società di persone operanti nel settore dell’edilizia, logistica, consulenza alle imprese e ristorazione nelle provincie di Aosta, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini e Crotone per un totale di 16
società
Tra i beni sequestrati anche 31 autoveicoli, 2 motoveicoli, 17 rimorchi e semirimorchi, 47 macchine operatrici e agricole per un totale di 97 beni mobili registrati e oltre 40 rapporti finanziari.
55 milioni di euro
Il provvedimento di confisca è stato adottato dalla Corte d’Appello di Bologna e, come dicevamo, riguarda per circa 55 milioni di euro. I sequestri rientrano nella vicenda giudiziaria denominata Operazione Aemilia che ha visto coinvolta una cosca ‘ndranghetista operante da anni nel territorio emiliano.
Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cremona sono state avviate ancora nel maggio 2012 a seguito dell'arresto in flagranza per il reato di usura di un piccolo imprenditore di origini cutresi residente nel Piacentino che nel 2011 aveva prestato soldi applicando un tasso usurario superiore al 210% annuo.
Da quell'avvenimento è emerso un ampio contesto criminale caratterizzato dal coinvolgimento di altri soggetti di origine
calabrese titolari di aziende con elevati fatturati che avevano ideato un vasto sistema di fatture per operazioni inesistenti. Lo scopo era quello di frodare il fisco creando liquidità in nero da prestare ad aziende emiliane in difficoltà finanziarie per poi
assumerne il controllo.
Il coinvolgimento di diversi imprenditori
Gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno consentito di portare alla luce molteplici reati di natura economica tra i quali l’usura e le frodi fiscali di cui si sono fatti promotori diversi imprenditori che attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti hanno consentito all’organizzazione criminale di agire indisturbata.
La cosca della 'Ndrangheta, grazie al loro aiuto, ha fornito finanziamento a tassi usurai ad imprese in difficoltà economica per poi assorbirle, ha riciclato capitali di provenienza illecita e ha potuto godere di indebite detrazioni fiscali e reperire liquidità per le svariate esigenze dell’organizzazione mafiosa.
L’attività portata a termine dai finanzieri cremonesi costituisce un fondamentale tassello che rafforza l’azione di aggressione dei patrimoni illeciti nei confronti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, le quali, sono riuscite negli anni ad infiltrare il tessuto economico-produttivo facendo leva talvolta anche sulle complicità di alcuni imprenditori e professionisti.