CRONACA

“Salve, sono un carabiniere: avrei bisogno di una stanza”. Ma è una truffa e l’albergo ci rimette mille euro

Denunciato dai veri militari un 33enne residente in provincia di Napoli: aveva realizzato una messinscena perfetta con tanto di documenti e loghi

“Salve, sono un carabiniere: avrei bisogno di una stanza”. Ma è una truffa e l’albergo ci rimette mille euro

Scatta la truffa del finto carabiniere e del bonifico sbagliato ai danni di un albergo: la struttura ricettiva ci rimette 1000 euro. Nei guai 33enne.

“Sono un carabiniere, avrei bisogno di una stanza”

“Salve. Sono un appuntato scelto dei carabinieri. Avrei bisogno di una stanza d’albergo per me e alcuni colleghi”. Inizia così la truffa ai danni di un albergo di Porto Mantovano che è stato ingannato da un finto appartenente all’Arma, riuscito a spillare denaro alla struttura ricettiva.

Il soggetto infatti si è presentato al telefono con tono sicuro ma pacato e gentile, chiedendo appunto di prenotare una stanza dell’albergo in vista di una missione che insieme ad alcuni colleghi avrebbe dovuto svolgere evidentemente nei dintorni di Porto Mantovano. Pochi i dettagli sulla questione, come è normale un carabiniere faccia per non eccedere nelle informazioni riguardo a operazioni dell’Arma.

Delle indagini si sono occupati i carabinieri di Porto Mantovano (foto di repertorio)
Delle indagini si sono occupati i carabinieri di Porto Mantovano (foto di repertorio)

Arriva la distinta del bonifico: ecco il raggiro

A quel punto, dopo aver pattuito il prezzo, il soggetto spiega che nel giro di pochi istanti avrebbe inviato bonifico e distinta. E in effetti nel giro di breve tempo nella casella di posta elettronica dell’albergo arriva una mail con la distinta del bonifico: visivamente perfetta, recante il logo dell’Arma dei carabinieri e tutti i dettagli della questione.

Ma c’è problema: l’entità del bonifico riportata nel documento è doppia rispetto a quella pattuita tra soggetto e albergatore. E infatti pochi istanti dopo arriva una nuova telefonata da parte del finto carabiniere: con tono gentile e rammaricato, spiega che si è verificato un problema in amministrazione e che è stato inviato un bonifico di entità doppia rispetto a quanto accordato.

A quel punto il soggetto chiede che venga restituita la differenza – circa mille euro – su di un conto corrente personale. Poiché tutta la vicenda appare lineare e più che plausibile, l’albergo a sua volta invia sul conto corrente indicato la differenza.

Passano i giorni, ma la somma non arriva

E’ così che, però, i titolari dell’albergo iniziano a rendersi conto che qualcosa non quadra. Passano infatti un giorno, due giorni, tre giorni. E del bonifico inviato dal finto carabiniere, con cui avrebbe dovuto essere pagata la stanza, non c’è traccia. Mentre l’albergo stesso aveva già reso al soggetto la “finta differenza” di mille euro circa.

La truffa si è consumata al telefono e su internet
La truffa si è consumata al telefono e su internet

Passato un lasso temporale più che sufficiente per vedere accreditato un bonifico, i titolari dell’albergo decidono di rivolgersi ai carabinieri della stazione di Porto Mantovano. Con tutta la documentazione alla mano, spiegano ai veri militari l’accaduto.

I Cc iniziano quindi le indagini: verificano la provenienza delle mail, controllano la grafica del documento bancario, tracciano le utenze telefoniche, interrogano i database operativi, confrontano i loghi e i riferimenti legali riportati sulla distinta.

Risultato: l’intero kit documentale è falso. Il bonifico non esiste. La prenotazione non è mai stata richiesta dai carabinieri e i conti bancari non appartengono all’Arma. Tutta la vicenda è un inganno, una frode.

Scatta la denuncia per il 33enne

A questo punto i Cc procedono in modo rapido e coordinato. Attraverso le tecniche investigative disponibili e il raccordo con altri comandi territoriali, i militari ricostruiscono i movimenti digitali del truffatore e risalgono all’identità del presunto responsabile: un 33enne residente nella provincia di Napoli, già noto per episodi simili commessi anche in altre zone d’Italia.

La sede del Tribunale di Mantova
La sede del Tribunale di Mantova

Il presunto truffatore è stato quindi denunciato alla Procura poiché ritenuto responsabile, in ipotesi accusatoria, del reato di truffa aggravata, per aver abusato del nome dell’Arma e per aver indotto in errore la vittima al fine di ottenere un illecito profitto.

Un fenomeno che va oltre il singolo caso

L’operazione dei carabinieri di Porto non rappresenta solo un intervento investigativo riuscito, ma anche un segnale chiaro rispetto a un fenomeno che sta mutando rapidamente. La truffa del finto carabiniere infatti non sfrutta solo la fiducia, ma anche la vulnerabilità psicologica di chi si trova davanti a un simbolo che rappresenta legalità. Molti imprenditori e cittadini non immaginano che qualcuno possa appropriarsi di un’identità istituzionale con tanta naturalezza.

Il caso dimostra inoltre come i truffatori utilizzino tecniche di social engineering: fingono autorevolezza, costruiscono fiducia, creano urgenza, rendono plausibile l’errore e invitano la vittima ad agire rapidamente. La velocità è parte fondamentale del metodo: meno tempo la vittima ha per riflettere, più alta è la probabilità che l’inganno riesca.

Un carabiniere al lavoro
Un carabiniere al lavoro

La risposta dell’Arma

La denuncia del presunto responsabile ribadisce un principio fondamentale: l’Arma protegge i cittadini e difende la propria identità. Ogni volta che qualcuno indossa abusivamente il nome dell’Istituzione, non colpisce solo la vittima materiale della truffa, ma danneggia un patrimonio collettivo: quello della fiducia, che è la base della convivenza civile e della sicurezza.

I Carabinieri ricordano che: le prenotazioni istituzionali non prevedono richieste di restituzione di denaro, nessun operatore dell’Arma chiede movimenti economici su conti privati, le comunicazioni ufficiali seguono canali verificabili e qualsiasi dubbio può e deve essere chiarito chiamando il 112.