Recovery.net: psichiatria di comunità grazie a Fondazione Cariplo
Recovery significa “vivere la vita al meglio delle proprie capacità”: una ripresa personale caratterizzata da aspettative positive per il proprio futuro, dalla consapevolezza che ciascuno, nonostante le disabilità presenti, è portatore di capacità e potenzialità con le quali costruire progetti di vita integrati nella comunità.
Recoverynet, uno dei progetti finanziati nella IV edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, vuole proprio essere quel luogo fuori dall'istituzione psichiatrica che auspicava Franco Basaglia.
Recovery.net
"Per poter veramente affrontare la "malattia", dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall'istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono“
ha detto Franco Basaglia a cui si deve l'omonima legge che 40 anni fa portò alla chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia. Ed è su questa base che nasce e opera Recovery.net.
A Mantova e Brescia
Il progetto opera nelle province di Brescia e Mantova e raccoglie un partenariato di soggetti pubblici e privati, Tra le azioni più importanti, l’attivazione di tre recovery co-lab, a Brescia, a Mantova e alla REMS di Castiglione delle Stiviere: spazi fisici e progettuali, aperti alla comunità, che favoriranno l’integrazione delle risorse e delle attività degli attori per costruire una comunità locale per la salute mentale (servizi sanitari e sociali, pubblici e del privato-sociale, medici di medicina generale MMG, associazionismo, reti informali, etc...) e di workshop aperti ad utenti ed operatori per sviluppare insieme competenze da spendere in percorsi di cura ed inclusione sociale co-prodotti. Recovery.net coinvolgerà almeno 100 operatori che favoriranno l’adozione di un approccio per la presa in carico dell’utente con disturbi psichici, maggiormente basato sulle relazioni e la co-produzione, intesa come partecipazione attiva di utenti e famigliari alla progettazione dei servizi. Perché il “fare-assieme” come scelta culturale dà esiti di salute migliori e a costi inferiori.
La testimonianza
E’ emozionante la testimonianza di un’Esperta in Supporto tra Pari da cinque anni, vicepresidente della Rete Utenti Lombardia, formatrice per la Mental Health Recovery Star™, facilitatore dei corsi del Recovery College di Brescia:
“Sono coinvolta attivamente nel mio percorso di Recovery dal 2013 e sono una sostenitrice della co-produzione in tutte le sue sfaccettature. La mia storia psichiatrica cominciò con l’adolescenza e niente ha potuto impedire che io arrivassi al ricovero in spdc a 33 anni. Per tutto quel tempo avevo provato ogni genere di soluzione possibile, sia alternative che istituzionali, sia pubbliche che private. Avevo provato senza farmaci e anche coi farmaci. Ma i problemi non si risolvevano e, anzi, col tempo aumentavano. In quasi 20 anni non sono mai riuscita a cavarne un ragno dal buco. Quando sono andata in reparto a chiedere aiuto, l’ho fatto pensando di essere alla frutta e di non poter trovare risposte e soluzioni da nessuna parte: il mio ricovero era, allora, la mia resa. Non è andata così: ho infatti scoperto quello che era stato l’ingrediente mancante nei tentativi precedenti. Le relazioni autentiche, la collaborazione attiva, la possibilità di dire la mia e di scegliere. Ora i farmaci sono la mia stampella, non la soluzione. Ho imparato ad accettare la mia malattia e a farla diventare positiva invece che negativa. Questo è quello che significa Recovery e Co-produzione per me. Vita, non sopravvivenza.”
Psichiatria di comunità
La psichiatria di comunità si colloca tra scienza e soggettività. A differenza della psichiatria istituzionale promuove interventi nella comunità e coinvolge le risorse del territorio. Come una clinica declinata nel mondo reale, strettamente legata alla vita delle persone. Saranno attivati 160 percorsi individualizzati territoriali e 7 pratiche innovative che aiuteranno gli utenti a vivere, lavorare e condurre una vita soddisfacente nel proprio contesto, senza fare ricorso ad interventi riabilitativi tradizionali in comunità residenziali, centri diurni o ricoveri in reparti ospedalieri. Fabio Lucchi racconta che da anni una radio di Brescia li ospita tutti i giovedì pomeriggio per promuovere una cultura della salute mentale come bene comune e lavora per la lotta allo stigma.