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Nuovo servizio di Report sul Macello Bervini di Pietole: “Carne scaduta anche nella Simmenthal”

Preoccupano le dichiarazioni degli ex dipendenti, in ogni macello in cui hanno lavorato viene trattata la carne andata a male

Nuovo servizio di Report sul Macello Bervini di Pietole: “Carne scaduta anche nella Simmenthal”

Il seguitissimo programma tv di inchieste “Report” è tornato a occuparsi del macello Bervini di Pietole, frazione di Borgo Virgilio in provincia di Mantova, al centro di un vero e proprio scandalo che riguarda la carne lavorata e commerciata anche se scaduta da anni.

Lo ha fatto nella puntata andata in onda su Rai 3 ieri sera, domenica 21 dicembre 2025, tramite la giornalista Giulia Innocenzi e il suo nuovo servizio “Chi l’ha mangiata?”. Dopo aver scoperto il terribile modus operandi della lavorazione di prodotti andati a male anche da tre o quattro anni, ora la trasmissione svela concretamente dove sono andati a finire i lotti incriminati.

Macello Bervini, dove è finita la carne scaduta

Sulla carne scaduta è stata lanciata l’allerta alimentare e i dettagli emergono grazie all’assessore alla salute dell’Emilia Romagna Massimo Fabi: circa 1500 chili destinati alla ristorazione su navi da crociera, 100 chili a un ristorante della provincia di Modena e già interamente consumati e circa 3000 chili per una una ditta produttrice di cibo per animali anche questi già consumati.

Anche l’Ats Val Padana ha chiesto di rintracciare i lotti documentati da Report a partire da dicembre 2024. Ma gli operai confermano che la carne scaduta veniva lavorata anche anni prima come dimostra un nuovo video in cui si vede della carne visibilmente marrone tagliata in pezzi per diventare carnetta da cottura.

Proprio su questo punto, Innocenzi ha intervistato l’assessore al welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso con ‘obiettivo di fare chiarezza sull’andamento delle indagini che in Lombardia riguarderebbero solo la carne lavorata dall’anno scorso.

Penso che l’Ats possa ragionare con i NAS per ricostruire la filiera dal 2018 in poi, probabilmente lo stanno anche facendo ma essendo un’indagine c’è il segreto e non lo sappiamo ancora”, afferma Bertolaso.

L’intervista a Bertolaso

Report e l’intervista agli ex operai

Innocenzi ha poi intervistato nel servizio alcuni ex dipendenti del macello, radunati vicino al ponte di San Giorgio che porta a Mantova, che hanno coraggiosamente deciso di dire la verità.

Dal 2020 abbiamo iniziato un giorno alla settimana con questa roba, pensavo bastasse un giorno ma abbiamo continuato. Quasi ogni mese arrivava un camion con 10-15 bancali di carne scaduta. La lavoravano anche di notte, il sabato e la domenica quando l’Asl non controllava”, confessa uno di loro.

Gli operai durante il servizio

Secondo un operaio che ha lavorato al macello nel 2021, invece, all’epoca la lavorazione di prodotti avariati era più nascosta. I sacchetti venivano messi in vasconi blu lasciati all’esterno dell’impianto a scongelare nella notte, poi li portavano dentro e li toglievano per mettere la carne sui banconi e trattarla.

In un’immagine si vede addirittura una pila di carne negli spogliatoi degli operai. Non c’era posto da nessuna parte, la carne veniva quindi tenuta anche fuori dal frigorifero.

La pila presente negli spogliatoi

Il bonus ricevuto per trattare quella carne

Dall’inchiesta si scopre anche un altro terribile dettaglio. Quando gli operai erano alle dipendenze di Francesco Giordano, oggi in carcere per frode fiscale e riciclaggio del denaro in combutta con sodali della mafia pugliese, avrebbero ricevuto un bonus per fare la carne scaduta.

“Tu lì guadagni 100 euro alla giornata, te ne davano anche altri 100 di euro per fare questa roba qua”, spiega un dipendente.

La giornalista è tornata inoltre a parlare del fratello di Giordano che nelle puntate precedenti aveva negato di essere il deus ex machina del meccanismo che ruota attorno alla gestione della carne andata a male. Ma sono proprio gli operai a incastrarlo.

A detta loro, Pasquale Giordano era il responsabile della sala del disosso. Era lui che la lavorava, era lui a dire agli operai come lavorarla.

Uno dei dipendenti ferito sul lavoro

Il servizio di Report mostra poi la pericolosità di trattare questa carne e racconta un episodio in particolare. Durante l’apertura dei sacchetti, uno dei dipendenti si è profondamente ferito un dito. Ma Giorgio Oprea, braccio destro di Giordano che gestiva gli operai dopo la carcerazione dell’amico, gli avrebbe imposto il silenzio.

“In ospedale ho detto che mi ero tagliato a casa perché se dicevo che mi ero tagliato al macello di domenica non andavo più al lavoro, mi lasciavano a casa. Giorgio mi ha detto che mi dava dei soldi ma non mi hanno pagato nemmeno la malattia”, conferma il diretto interessato.

Giorgio Oprea

“La carne scaduta anche nella Simmenthal”

Gli stessi operai hanno poi aggiunto che anche in uno stabilimento Bervini di Trento avrebbero lavorato e rimesso in commercio carne scaduta. In questo caso, sostituivano solo l’etichetta dai sacchetti senza nemmeno togliere la parte marrone.

Sugli scatoloni fotografati di questi sacchi, si legge la sigla GJ, marchio della carne bovina riservata al mercato internazionale della ditta brasiliana Marfrig, il più grande produttore al mondo di hamburger.

Gli scatoloni

È dai macelli di Trento e di Salvaterra (Reggio Emilia) che la carne scaduta sarebbe partita per Mantova, come dimostra un’etichetta fotografata nel 2021 di carne adoperata poi come carnetta. Questa carne, secondo quanto riferito da Report, sarebbe finita anche nelle scatolette della Simmenthal. Ma come è accaduto?

La risposta dell’azienda

Una volta arrivata a Pietole, i dipendenti lavoravano la carne e toglievano la parte marrone. Poi la riconfezionavano e veniva riportata negli altri due macelli dove ci sono le sale cottura.

“A Trento ci sono stati alcuni controllori della Bolton che sono venuti quando cuocevano la carne”, dichiara un operaio.

Bolton, il produttore della Simmenthal, ha fatto sapere a Report che la carne Bervini rappresenta il 6,6% del totale acquistato nel 2025 per fare la carne in scatola e che in via precauzionale ha sospeso la fornitura.

Tra i clienti di Bervini anche la Star

Ma non c’è solo la Bolton tra i clienti importanti di Bervini. Con quella carne, stando a quanto riferito dagli operai, veniva fatto anche il brodo della Star, azienda che fa anche ragù e preparati.

I proprietari, la multinazionale GB Foods, hanno confermato che compravano il 5% del totale da Bervini ma che quella carne non finiva nel dado. Anche loro, in via precauzionale, hanno sospeso i rapporti con il macello e annullato tutti gli ordini.

Il dubbio sull’allerta alimentare

In merito alla carne cotta scaduta, a fine novembre, l’assessore Bertolaso ha fatto una precisazione. Ha annunciato l’allerta, ma per i lotti privi di evidenza di trattamento termico prima della commercializzazione.

Innocenzi gli ha quindi chiesto se la carne cotta scaduta è rimasta in commercio.

“Credo che tutte le carni abbiano avuto un’allerta. Se un tipo di questa carne è rimasto in commercio, probabilmente può essere accaduto, personalmente avrei ritirato tutto. Quello che ho detto me l’hanno fatto dire i tecnici, adesso faremo delle verifiche. Ma faremo in modo che nulla sia in circolazione di quella carne lì”, dichiara Bertolaso a Innocenzi.

Un estratto della puntata:

 

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Diramata un mese e mezzo dopo

Ma c’è un’altra cosa che non torna. Tutte le etichette e le informazioni erano state consegnate ad Ats Val Padana il 15 ottobre, ma l’allerta è stata lanciata soltanto il 25 novembre.

A rallentare la tracciabilità è stato anche il macello Bervini che inizialmente non ha dato le informazioni sui lotti parlando di problemi informatici. Possibile che le informazioni siano nelle mani del macello e che l’Ats debba chiedere il permesso?

Bertolaso ha confermato alla giornalista che stanno lavorando per riformare questo sistema.

“Macellavamo anche vacche con i tumori”

Dopo l’inchiesta di Report, il macello di Bervini non può più sezionare la carne ma continua a macellare gli animali. Secondo l’operaio che ha lavorato a Pietole nel 2021, anche lì ci sarebbero criticità. Da alcuni filmati, girati di nascosto, si vedono delle vacche bastonate da alcuni operatori per farle scendere dai camion.

Gli operatori maltrattano gli animali con il bastone

Le bastonate agli animali sembrano frequenti perché sono ben due i filmati che lo documentano. L’operaio ha poi dichiarato che alcune mucche non riuscivano neanche a camminare, venivano tirate giù per le corde.

Un giorno hanno scaricato una vacca morta, l’hanno lasciata lì fuori per ore e poi l’hanno macellata. Io mi sono trovato davanti anche a tumori quando macellavo le vacche. Tutti i giorni macellavamo anche vacche con i tumori“.

L’immagine della mucca morta

Gli operai lasciati a casa senza stipendio

Un altro aspetto trattato dal servizio rivela cosa è successo agli operai – dipendenti della Geo Carni di Giorgio Oprea – dopo che Report ha iniziato a mandare in onda l’inchiesta e dopo il divieto di sezionare la carne imposto al macello. Molti di loro sarebbero stati lasciati a casa e tra di loro ci sono alcuni operai intervistati dalla giornalista.

Gli operai coinvolti hanno ricevuto la stessa lettera che annuncia lo stipendio in cassa integrazione dal 24 novembre 2025 al 22 febbraio 2026. Ma la cassa integrazione non è mai stata approvata.

L’inviata di Report si è così recata da un sindacato ed è riuscita a mettersi in contatto con Oprea che ha negato l’evidenza. Secondo quanto da lui riferito, agli operai ha detto che avrebbe chiesto la cassa integrazione. Ma nero su bianco, c’è scritto che quei soldi della cassa integrazione li avrebbero certamente ricevuti.

“Tutte le aziende fanno la stessa cosa”

Questi operai si ritrovano quindi senza lavoro e senza soldi e in chiusura del servizio lanciano un pesante e preoccupante allarme: anche in altri macelli in cui uno di loro ha lavorato viene trattata la carne scaduta.

Non solo Bervini, tutte le aziende fanno la stessa cosa. Te lo garantisco io perché l’ho fatto con le mie mani”

A confermarlo è anche l’altro ex dipendente di Bervini, più volte interpellato durante il servizio.

“Da quando è entrata la grande distribuzione, la carne è in mano a gente senza scrupoli. Hanno talmente tanta di quella carne, pensi che la buttino via? Secondo te un hamburger con pane, carne, lattuga, salsa, manodopera e tutto te lo vendono a 4 euro e 90? Come fa a essere carne di qualità?”

La promessa di una lista pubblica

In tutto questo, mentre il sospetto che il caso Bervini sia solo la punta dell’iceberg, i consumatori si chiedono se abbiano mangiato o meno questa carne scaduta.

“Facciamo ammenda e cerchiamo di identificare tutti gli esercizi commerciali che hanno avuto questa carne e li rendiamo noti, non c’è nessun tipo di problema. Vogliamo e dobbiamo essere trasparenti”, conclude Bertolaso.

Oltre alla pubblicazione della lista di chi ha comprato la carne, l’assessore ha poi aggiunto che verranno certamente effettuati controlli a sorpresa da parte di Ats dopo questa brutta esperienza.