Indagini in corso

La denuncia di un imam contro il Centro Culturale Islamico di Mantova: "Mi pagavano in nero"

L'Ispettorato del Lavoro ha cercato di mediare tra le parti ma il responsabile del luogo di culto ha preferito scrivere la sua verità sui social

La denuncia di un imam contro il Centro Culturale Islamico di Mantova: "Mi pagavano in nero"
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Il capo dell'organizzazione Ahmed Boufoula ha dichiarato che il centro è un'associazione di volontariato e che non può essere considerato come un luogo di lavoro.

L'accusa dell'imam Mostafa

Un'ombra di sfruttamento si estende anche sui luoghi di culto, l'imam Ekrami Wahdan Abouel Mostafa ha infatti denunciato il Centro Culturale Islamico Mantovano per presunto sfruttamento lavorativo e pagamento in nero. Questa sorprendente rivelazione getta una luce sinistra sulla condizione dei lavoratori anche all'interno degli ambienti religiosi.

Il Centro di Porto Mantovano:

L'imam ha presentato una denuncia presso l'Ispettorato del Lavoro di Mantova richiedendo un'indagine sul suo presunto rapporto di lavoro in nero con il Centro Culturale. Pochi giorni fa, Mostafa e il responsabile del Centro Ahmed Boufoula hanno ricevuto una lettera dall'Ispettorato per regolarizzare la situazione lavorativa.

Ma la risposta di Boufoula è stata sorprendente, ha pubblicato la lettera e la foto dell'imam su Facebook spiegando in arabo quanto accaduto. Secondo lui, l'imam ha ricevuto i compensi pattuiti che oscillavano tra i 500 e i 1.000 euro al mese come aiuto per lui e la sua famiglia.

La replica del responsabile: "Il suo era volontariato"

Il responsabile sottolinea nel post che il centro è un'associazione di volontariato e che non può essere considerato come un luogo di lavoro nero. Afferma che partecipare alle cinque preghiere quotidiane richiede al massimo quattro ore al mese e quindi l'attività svolta dall'imam sarebbe da considerarsi come volontariato anziché lavoro vero e proprio.

Boufoula continua a sostenere che Mostafa frequentava la moschea solo per alcune preghiere specifiche e non per tutte. Questa mancanza di presenza avrebbe creato malcontento all'interno della comunità islamica e sarebbe stata la causa dell'allontanamento di Mostafa.

Tuttavia, nonostante l'imam sia stato allontanato dopo una votazione, un gruppo di fedeli ha scelto di schierarsi dalla sua parte organizzando persino una raccolta fondi a suo sostegno. Sembrerebbe inoltre che Mostafa abbia confidato a uno dei suoi sostenitori di aver denunciato il centro anche per la pubblicazione della lettera dell'Ispettorato del Lavoro su Facebook.

Una situazione sempre più tesa

Inoltre, un conoscente dell'imam ha ricordato che fino all'anno scorso viveva nello stesso edificio che ospita il Centro islamico ma che poi gli era stato impedito di accedervi cambiando la serratura. Nonostante la minaccia di un'ulteriore denuncia, Boufoula sembra non sentirsi intimidito.

Afferma di dover difendere la moschea e accusa l'imam di aver provocato la controversia con la sua causa legale contro il Centro. Boufoula nega di aver cambiato la serratura della casa di Mostafa sostenendo invece di aver aiutato l'imam che è disoccupato a trovare una casa più grande quando la sua famiglia si è trasferita a Mantova.

La situazione tra l'imam Mostafa e il Centro Culturale Islamico Mantovano si fa sempre più tesa, l'indagine dell'Ispettorato del Lavoro di Mantova sarà fondamentale per fare chiarezza su queste accuse e determinare se ci sono violazioni delle leggi sul lavoro o meno.

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