Insalatone, la passione anche dei Gonzaga

Anche nel Rinascimento c’era una forte attenzione a questo tipo di portata.

Insalatone, la passione anche dei Gonzaga
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Insalatone, la passione dei Gonzaga: anche nel Rinascimento c’era una forte attenzione a questo tipo di portata.

Insalatone: la passione dei Gonzaga

Tempo d’estate e di piatti freschi, leggeri e con un occhio alla prova costume. Ecco che allora in questo periodo lo sguardo ricerca nel menù la parola “insalatona”. Sarà difficile da credere ma anche nel Rinascimento c’era una forte attenzione a questo tipo di portata perché rinfrescante e utilizzava molte tipologie di verdure e vegetali che le Corti si inviano come doni per stupire. Questi prodotti, coltivati negli orti del Palazzo, venivano spediti correlati da lettere che ne consigliavano l’utilizzo e la ricetta migliore.

Le ricette scambiate come in un blog di cucina

Così Isabella d’Este chiede “sementi di capucci” e “radici di Mugetti” per rendere più saporite le sue insalate. I Gonzaga avevano una forte attenzione verso i cocumari, le olive di Spagna, le niziole (nocciole), capperi, finocchio, ceci bianchi e fiori di lauro. Stupisce la quantità che viene richiesta per le cosiddette anime ovvero i semi di zucca che venivano abbrustoliti e mangiati. Allo stesso modo anche per i semi di melanzana seppur giudicata ancora con un certo disprezzo. Gli asparagi invece piacciono tantissimo a Barbara di Brandeburgo e a Federico II Gonzaga. Sulla tavola del Principe non mancavano mai il crescione e il raperonzolo. Da non sottovalutare l’aspetto medicamentoso di molte di queste erbe che infatti generano orti e coltivazioni ad uso prettamente officinali come il noto Giardino dei Semplici di Palazzo Ducale.

Origine del termine tra salata e aceto

Ma vi siete chiesti l’origine del termine insalata? Anche nel passato si mangiavano molte ricche e condite con sale e aceto. E forse non è un caso se insalata e sale si assomigliano anche in inglese (salad e salt). Infatti nel periodo romano le insalate così preparate si chiamavano acetarie. Pare infatti che l’olio si aggiungesse solo per perfezionarne il gusto.

Nel 1570 il medico e botanico Costanzo Felici scrive una Lettera sopra l’insalata e piante che in qualunque modo vengono per cibo del’homo. Questa lettera viene inviata al suo maestro Ulisse Aldrovandi che pare essere ghiotto di insalate. Se ne consiglia l’uso all’inizio del pasto dato che la sua acidità “aguzza et incita appetito” e favorisce così la digestione.

Insalatona self service. Fatela voi!

Insalata è anche il titolo del testo di Giovanni Battista Vigilio che narra di una cronaca di vita mantovana della seconda metà del Cinquecento. Viene riportata una ricetta per preparare una saporita insalata con questi ingredienti nella loro terminologia rinascimentale.
Erbe: endivia, latucha, dragone, riccola, stella, pimpinella, menta, citornella, lingua boyna, brusca, garzetta, boragine, zermuglii, cipolle.
Fiori: di boraginbe, di salvia, di lingua boyna, d’osmerino, di cedro, di naranzo.
Frutti: formazo, capparini, cedro, limone, olive, carotta, ravanelli, ovi duri.
Conditi: tarantello, anguilla, sardelle, encchiove, caviato, superspada, lingua sallata, zuccaro, uva passarina, sale, olio, acete, peppe.

A questo punto, come un gioco di una qualsiasi app legata al food, tocca a voi scegliere gli ingredienti e preparare una insalatona rinascimentale.
Scriveteci poi come è andata all’indirizzo valorizzazione.mantova@gmail.com

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