Fatture false, imprese gestite da prestanome: nella maxi frode fiscale coinvolta una mantovana
Arrestati in tre e denunciati in tutto in nove: sequestrati 1,3 milioni di euro come misura corrispondente all'imposta sottratta al fisco
Una serie di imprese individuali gestite da prestanome che avrebbero consentito, tramite l'emissione di fatture false, di ottenere importanti sconti di imposta. E' stato questo quanto accertato dai finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia che, nel corso della mattinata di ieri, giovedì 18 gennaio 2024, hanno dato esecuzione, su delega della Procura locale, a tre misure cautelari di arresti domiciliari e a un sequestro preventivo di 1,3 milioni di euro, unitamente a una decina di perquisizioni nei confronti di sei soggetti - indagati in concorso - che avrebbero ideato e messo in atto un'articolata frode fiscale, finalizzata appunto all'evasione delle imposte dirette e dell'I.V.A. Sotto la lente delle Fiamme Gialle sarebbe finita anche una donna originaria della Bassa Mantovana.
Guardia di Finanza, in corso l'operazione Money Tools
Come raccontato da Prima Reggio Emilia, nelle scorse ore i militari della Tenenza di Guastalla, coordinate dall’Autorità Giudiziaria reggiana guidata dal Procuratore Capo dott. Gaetano Girolamo Paci, hanno messo in atto l'operazione denominata Money Tools. Un'inchiesta che ha preso avvio nel 2021 a seguito dei controlli eseguiti nei confronti di una ditta individuale - avente domicilio fiscale in un Comune della bassa reggiana - ed attiva nel settore del commercio di utensili industriali, intestata ad un prestanome avente cittadinanza extra UE.
Fatture false, imprese gestite da prestanome
I successivi sviluppi investigativi hanno però permesso di fare luce su un impianto molto più capillare.
Le Fiamme Gialle, infatti, hanno rilevato come i presunti responsabili della frode fiscale, già nel 2015, avessero creato una serie imprese individuali (cinque le ditte finora individuate e già sottoposte ad attività ispettiva di natura tributaria) gestite da “titolari formali” (cosiddette teste di legno) che avrebbero consentito, mediante l’emissione di “fatture per operazioni inesistenti” - per un importo imponibile di 11.498.882,02 euro e I.V.A. pari a 2.454.606,81 euro - ingenti risparmi d’imposta derivanti dall’annotazione di dette fatture ad opera di altre imprese operanti nel medesimo settore economico.
Il meccanismo di frode consisteva nell’emissione ed utilizzo di fatture che documentavano operazioni fittizie, così da generare costi inesistenti ed abbattere l’imponibile. Pertanto, nonostante le imprese avessero a prima vista una parvenza di legalità e presentassero nella maggior parte dei casi “regolarmente” le dichiarazioni in materia di I.V.A. e Imposte Dirette, il sistema di frode permetteva alle stesse di omettere il versamento delle imposte dovute.
In taluni casi è stato addirittura appurato che alcune fatture ricevute, di importi di poche migliaia di euro, erano state falsificate con l’indicazione di importi maggiorati anche oltre i 100mila euro.
Denunciate dodici persone
Alla luce di questa scoperta, sono state denunciate in tutto dodici persone - di cui nove a piede libero - che avrebbero preso parte all’attività fraudolenta.
Sono state individuate ad oggi 41 imprese che avrebbero beneficiato di indebiti risparmi d’imposta, aventi sede legale prevalentemente nelle province di Bologna, Modena, Mantova e Verona e che saranno oggetto di specifici approfondimenti per valutare profili di responsabilità penale in ordine all’utilizzo delle fatture false.
L’attività d’indagine è stata condotta attraverso l’esame della documentazione contabile acquisita nelle indagini anche mediante perquisizioni effettuate presso le sedi delle imprese, spesso coincidenti con abitazioni private. Gli esiti delle attività di Polizia Giudiziaria ed i riscontri pervenuti dalle indagini finanziarie disposte dall’Autorità Giudiziaria hanno permesso di corroborare le iniziali ipotesi investigative, in ordine alla riconducibilità di tali entità a mere imprese “cartiere”.
Arrestati in tre, tra cui una donna mantovana
Per tre soggetti, una dei quali, secondo i primi dettagli sull'inchiesta, sarebbe una 64enne originaria della Bassa Mantovana ma residente a Reggiolo, è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari in quanto sarebbero stati ritenuti ideatori della maxi frode fiscale.
Tra le altre cose, è emerso che un altro degli arrestati, un 67enne ex convivente della 64enne, in passato fosse finito in carcere dopo una condanna a tre anni a Mantova per reati fiscali ed è stato denunciato nel 2021 per bancarotta.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto anche il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni immobili e partecipazioni societarie in misura corrispondente all’imposta sottratta al fisco e cioè pari a circa 1,3 milioni di euro, per l’ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta, oltre che per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti (reati questi che prevederebbero la pena della reclusione da quattro a otto anni).