Delitto Yana, il mistero dei 7mila euro in contanti in casa della 23enne uccisa
Il padre della giovane: "Quei soldi erano i suoi risparmi e li ho visti più volte in videochiamata, ma non so che fine abbiano fatto"
Nel delitto Yana Malaiko c'è il mistero dei 7mila euro: "Erano i risparmi che mia figlia teneva in contanti in casa. Ma non so che fine abbiano fatto".
Il mistero dei 7mila euro in contanti
Nella drammatica vicenda del delitto della 23enne Yana Malaiko c'è anche quello che per il momento appare come un mistero legato al denaro.
Per la precisione si tratta di 7mila euro in contanti che la giovane avrebbe tenuto in casa propria, e che sarebbero serviti per comprare un appartamento nel grattacielo di piazzale Resistenza su cui Yana e suo padre Oleksandr Malaiko avevano messo gli occhi.
Ad affrontare il tema, nel corso della prima udienza del processo al 34enne Dumitru Stratan, l'ex fidanzato di Yana accusato di averla uccisa e poi di averne nascosto il cadavere, è il padre della giovane durante la propria testimonianza di fronte al giudice Gilberto Casari.
"Visti più in videochiamata, ma non so che fine abbiano fatto"
Nel corso dell'udienza, che si è svolta nella giornata di ieri giovedì 11 aprile 2024, Oleksandr Malaiko ha spiegato che lui e Yana avevano intenzione di comprare un appartamento all'interno del grattacielo dove Yana viveva. Il prezzo pattuito era di 50mila euro.
"Una parte del denaro l'avrei messa io - è stato il racconto di Oleksandr - usando miei risparmi. Una parte invece l'avrebbe messa Yana. Mia figlia aveva un po' di soldi sul conto corrente, ma la maggior parte li teneva in casa. Sono circa 7mila euro in contanti che teneva in una borsa: li ho visti anche io più volte durante le videochiamate con Yana. Quei soldi però - prosegue il padre della 23enne - non so che fine abbiano fatto. Non sono certo che siano stati depositati sul suo conto corrente e non ho ancora avuto il coraggio di controllare".
"Niente riprese e video durante il processo"
Per tutta la durata del processo, in ogni caso, è stato stabilito che non potranno essere scattate fotografie o svolte riprese. La decisione, comunicata dal giudice Gilberto Casari, è arrivata in apertura di udienza dopo una camera di consiglio che è durata 40 minuti.
Le ragioni dietro tale decisione, come comunicato dal giudice Casari durante la lettura del dispositivo, risiedono nel fatto che "il processo non ha rilevanza sociale". Una decisione che ha colto di sorpresa molti e lasciato perplessi altrettanti, considerata la portata del drammatico evento che ha ampiamente varcato i confini della provincia di Mantova proprio per la sua tragicità.