Chi sono, da dove arrivano (e cosa rischiano) gli attivisti che hanno imbrattato il dipinto di Picasso a Palazzo Te
Hanno sparso letame sotto una delle opere simbolo della mostra per contestare l'impatto dell'industria zootecnica
Erano 5, tutti di diversa provenienza (ma ben due mantovani), gli eco-vandali che nella giornata del 5 gennaio 2025, hanno assaltato il dipinto di Picasso esposto all'interno di Palazzo Te di Mantova. Cosa rischiano ora alla luce della nuova normativa contro i cosiddetti eco-vandali, un giro di vite entrato in vigore ormai da un anno.
Eco-vandali a Palazzo Te
Nella mattina di domenica alcuni attivisti si sono recati all'interno di Palazzo e hanno sparso letame sotto una delle opere simbolo della mostra in corso, Femme couchée lisant di Pablo Picasso.
Le Forze dell'Ordine giunte tempestivamente sul posto hanno fatto evacuare temporaneamente i presenti dall'interno della struttura, rimasta chiusa al pubblico fino al ripristino della stanza in cui si è verificato il fatto.
A compiere il gesto, definito "ignorante" dal Primo Cittadino di Mantova Mattia Palazzi, sono stati 5 attivisti spinti dalla presenza dell'azienda zootecnica Levoni fra i membri della Fondazione Palazzo Te.
Una rivendicazione questa volta non tanto legata alla causa ambientalista (come tante volte accaduto in passato), ma più centrata sul tema animalista, per contestare il significativo impatto climatico ed ecologico che ha l'industria zootecnica in Italia e nel mondo.
Si tratta di una ragazza proveniente dalla provincia di Trieste (classe 1995) e un ragazzo proveniente dalla stessa provincia (classe 1993), un attivista di Milano (classe 1981) e due ragazze proveniente dalla provincia di Mantova (classe 1995 e 2004).
Tutti sono legati al gruppo Ribellione Animale, che ha lanciato la campagna “Futuro Vegetale” per chiedere al Governo italiano una transizione del sistema alimentare verso una base vegetale.
Il Sindaco di Mantova ha espresso il suo parere riguardo quanto accaduto:
"Con questi gesti affossano le ragioni stesse della loro protesta. Così ottengono esattamente il risultato opposto di quello che auspicano. Ragioni, al netto dei loro rumori, che possono investire la politica con idee equilibrate e piani di lungo termine, sulle quali non c’è alcun timore a discutere. Ma così no. I fini non giustificano i mezzi. Così è solo un gesto ignorante fatto su un bene comune, l’arte. Ringrazio il personale del museo che ha prontamente ristabilito le condizioni di apertura e i tanti visitatori che hanno dovuto pazientare oltre un’ora per quanto accaduto."
Pene inasprite e carcere
Con la legge approvata il 18 gennaio 2024, sono state inasprite le pene per coloro che danneggiano, deturpano, distribuiscono e imbrattano i beni culturali e paesaggistici.
Il testo di legge permette di sanzionare i deturpatori con pene più severe e sanzioni amministrative (partono da un minimo di 10mila euro ad un massimo di 60mila euro) che vanno ad aggravare quelle già previste dal Codice penale, oltre alla reclusione da 1 a 6 mesi, con multe da 2.500 a 15mila euro.
Con la modifica di due articoli del codice penale: il 635 e il 639, chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche rischia da 1 a 5 anni di carcere.
Diversamente, se si tratta invece di persone che agiscono all'interno di musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a 1.000 euro. Questo è quindi ciò che rischiano i 5 responsabili dell'imbrattamento del dipinto Femme couchée lisant di Pablo Picasso, esposto all'interno del Palazzo Te.