Operazione “Karpanthos”

Artigiano ed ex barista di Suzzara nei guai per 'ndrangheta

Se l'era già cavata nel 2019 per mancanza di prove: con lui altri 43 in manette in tutta Italia

Artigiano ed ex barista di Suzzara nei guai per 'ndrangheta
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'Ndrangheta nel Mantovano: artigiano edile suzzarese nell'operazione "Karpanthos" della Dda. Era stato già arrestato nel 2019.

Colpo alla 'Ndrangheta

Un'ampia operazione contro la 'ndrangheta, denominata “Karpanthos”, è stata condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro. L’attività è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e ha visto coinvolti oltre 400 militari che hanno eseguito ordinanze cautelare su tutto il territorio nazionale nei confronti di 52 soggetti: 38 persone sono finite in carcere, 6 ai domiciliari mentre per 8 è stato imposto l'obbligo di presentarsi alle autorità di polizia giudiziaria.

Nei guai artigiano edile di Suzzara

Uno dei soggetti interessati da quest’ultima misura è Francesco Ribecco, 62 anni, originario di San Leonardo di Cutro (KR) noto a Suzzara come "Franco", dove svolge l'attività di artigiano edile ed ex barista. Nel 2019, Ribecco era stato già arrestato a Suzzara dagli agenti della squadra mobile di Mantova con l'accusa di appartenere a un clan 'ndranghetista, ma era stato poi rilasciato l'anno successivo e, a maggio, aveva ottenuto l'assoluzione dalla Corte d'Appello di Catanzaro per mancanza di prove. Tuttavia ora Ribecco è stato nuovamente coinvolto nell'attuale indagine della Direzione Distrettuale Antimafia.

Infiltrazioni nella pubblica amministrazione

Le indagini hanno rivelato che il gruppo criminale smantellato durante l'operazione aveva infiltrazioni nella pubblica amministrazione dei territori di Petronà (CZ) e Cerva (CZ), con estese connessioni anche nelle province di Lecco, Genova e Torino.

In particolare, è emerso il coinvolgimento di un dipendente dell'Agenzia delle Entrate, il quale avrebbe offerto assistenza a un affiliato del gruppo, accettando falsi documenti riguardanti le proprietà del presunto affiliato. Questi documenti erano destinati a evitare sanzioni o pagamenti di imposte come l'Imu, in cambio di favori di varia natura.

A cosa erano dediti

Le consorterie criminali coinvolte, secondo quanto emerso, si dedicavano principalmente all'estorsione nei confronti degli imprenditori e dei commercianti della zona, sotta la minaccia di incendi e danneggiamenti. Operavano anche nel settore delle rapine, del riciclaggio e dell'intestazione fittizia di beni, oltre al traffico di cocaina e marijuana, con diverse fonti di approvvigionamento, principalmente riconducibili a individui di Cutro (KR) e Mesoraca (KR)

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