Simulazione attacco nucleare, una cittadina al confine con il Mantovano fra le più a rischio
Nel mirino potrebbero finire le basi militari con obiettivi Nato, fra cui Ghedi, nel Bresciano, a meno di 60 km dal cuore di Mantova.
Niente panico, ma consapevolezza. Anche e soprattutto quando si tratta del proprio territorio. La Russia - negli ultimi drammatici mesi - ha più volte agitato in maniera più o meno convinta, lo spettro della minaccia nucelare. Che, lo sottolineamo, al momento resta una lontana ipotesi e non vi sono ragioni per non sperare che resti tale. Perché il lancio di una bomba atomica causerebbe milioni di morti, distruzione e un danno ambientale (e per la salute dei cittadini) nel Vecchio Continente di portata clamorosa. Ma l'eventualità purtroppo non si può escludere in toto e potrebbe riguardare da vicino soprattutto quelli che vengono considerati "obiettivi Nato". Prime nel mirino finirebbero così le basi Nato di Ghedi (Brescia), a meno di 60 km da Mantova e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari.
La base Nato di Ghedi
A fare una stima sono alcuni esperti del settore, ovvero Iriad - Archivio Disarmo, che ha effettuato una previsione piuttosto funesta. Se la guerra in Ucraina si trasformasse in un conflitto nucleare i morti sarebbero quasi 35 milioni. In Italia cosa potrebbe succedere? I russi potrebbero attaccare alcuni obiettivi militari di particolare rilievo, basi aeree e navali e comandi Nato. Oltre a Ghedi e Aviano, altri bersagli potrebbero essere rappresentati da altre basi e comandi militari Nato quali Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), Gaeta, Napoli (Naval Support Activity), Taranto e Sigonella (Naval Air Station). Secondo la simulazione (che trovate qui) se i russi bombardassero questi obiettivi, il bilancio sarebbe terrificante, 55 mila morti e oltre 190 mila feriti.
Il modello di scenario utilizzato per le sue previsioni da Archivio Disarmo è quello elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall'università di Princeton.
Il nostro Paese ospita ben 113 tra basi americane e Nato e circa 100 bombe a idrogeno di fabbricazione americana. Dal 2021 il Pentagono ha deciso di rendere segreti i report delle ispezioni di sicurezza che riguardano la presenza di queste armi nel nostro territorio. Per questo la stima sul numero e la localizzazione delle armi nucleari rimane un'ipotesi, formulata soprattutto sui dati forniti dalla Federation of American Scientists, ma fra le basi che ospitano ordigni figurano Ghedi e Aviano, che operano con modalità operative differenti: Aviano è una sede militare, mentre a Ghedi ci sono regole condivise tra i Paesi Alleati.
A Ghedi il paese ospitante (ossia l'Italia) mette a disposizione un vettore su cui poi viene istallata la bomba fornita dagli Stati Uniti. Nell'aeronautica italiana in particolare sono i Tornado e a breve gli F35, a trasportare armi di questo tipo.
La speranza è comunque sempre quella che non si arrivi a una situazione del genere, come sottolinea Francesca Farruggia, segretario generale di Archivio Disarmo.
“Prevedere lo scenario peggiore non significa contribuire a determinarlo ma, al contrario, contribuire a prevenirlo”, Aderendo a un ragionamento che riprende il pensiero strategico classico, basato sul worst case, l’obiettivo di Archivio Disarmo è mettere in guardia nei confronti di una minaccia altamente improbabile, ma terrificante. Come noi e con molti più mezzi di noi, confidiamo che allo stesso obiettivo stiano lavorando i governi, le organizzazioni internazionali di cui fa parte l’Italia e le Nazioni Unite".