Roberto Saviano è stato tra i protagonisti più attesi di Festivaletteratura Mantova 2025, accolto da una folla calorosa e partecipe come una vera star. Nella cornice dell’incontro “Amore di mala”, lo scrittore ha presentato il suo ultimo romanzo L’amore mio non muore (Einaudi), dialogando con Elisabetta Bucciarelli e Teresa Ciabatti.
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Il libro racconta la vicenda di Rossella Casini, studentessa fiorentina uccisa nel 1981 dalla ’ndrangheta, travolta da una storia d’amore impossibile con Francesco Frisina, legato a una famiglia criminale. Un caso dimenticato, riportato oggi alla luce con cinque anni di ricerche e scrittura.
Festivaletteratura Mantova 2025: grande accoglienza per Saviano
“Rossella – spiega Saviano – sceglie la luce invece del buio, l’amore al posto della violenza. Le mafie puniscono questa bontà, che diventa fragilità. Mi sono chiesto: essere diffidenti rende davvero la vita migliore? Con lei ho capito che amare significa guardare il mondo con occhi invulnerabili”.
Saviano non ha risparmiato riflessioni sul mestiere dello scrittore e del giornalista:
“Il nostro lavoro non è uno spazio felice, è una fogna. Ma la differenza sta nel metodo che scegli per raccontare il potere. L’importante è non diventare simili a ciò che combatti”.
Fra le righe del romanzo, l’autore sottolinea come l’amore possa essere un atto rivoluzionario anche dentro i codici violenti delle mafie:
“Studiare Rossella ha significato capire che l’innamoramento, se vero, non termina mai. È questo il suo lascito”.
Il dialogo con Ciabatti
Accanto a lui, Teresa Ciabatti ha raccontato il suo nuovo libro Donnaregina (Mondadori), nato dall’incontro con l’ex boss del Rione Sanità, Giuseppe Misso.
Con ironia ha spiegato: “Con me parlano perché sembro una casalinga innocua. Ma non è la sua biografia: ho cercato di raccontare cosa significa essere un boss, cogliendo i dettagli nascosti, i materiali di scarto”.
Saviano ha commentato:
“Dopo Gomorra, il rischio è che ogni racconto sulla mafia appaia annacquato. Ciabatti, entrando da abusiva, ha colto la forza di codici che non conosceva”.
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Mafia, collaboratori di giustizia e memoria
Lo scrittore ha affrontato anche il tema dei collaboratori di giustizia:
“Vivono con lo stipendio dello Stato, negoziano per sopravvivere, ma dei morti non parlano mai. È un tabù, come il sesso. L’omicidio resta un fatto intimo”. E sulla propria esperienza ha aggiunto: “Sono nato dentro questa narrazione. Ho sempre cercato una chiave per renderla universale, ma occuparsene ti lascia addosso sospetto e diffidenza difficili da sopportare”.
Un Festival di emozioni
L’incontro con Saviano è stato tra i più seguiti, capace di mescolare racconto civile, riflessione politica e intensità emotiva. Pubblico attento, applausi scroscianti e la percezione che Mantova abbia abbracciato lo scrittore con rispetto e calore, riconoscendogli il coraggio di raccontare.
Accanto a lui, un altro momento memorabile: la partecipazione del giornalista e scrittore arabo Omar El Akkad, che ha commosso la platea fino a strappare sette minuti di standing ovation. Un segno che il Festivaletteratura continua a essere uno spazio dove le storie non solo si leggono, ma si vivono.