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Vini senza alcol, Mantova guarda al futuro

Alla Millenaria di Gonzaga Coldiretti apre il dibattito sul fenomeno “No-Lo”

Vini senza alcol, Mantova guarda al futuro

Il mondo del vino cambia, e Mantova non resta a guardare. Alla Fiera Millenaria di Gonzaga, Coldiretti Mantova ha acceso i riflettori sul mercato dei vini “No-Lo”, cioè senza alcol o a basso tenore alcolico. Un settore che a livello globale cresce a ritmi sostenuti: dai 230 milioni di bottiglie consumate nel 2024 si prevede di arrivare a quota 400 milioni nel 2028. Un’opportunità enorme, se si pensa che il 75% della popolazione mondiale non consuma alcol e potrebbe avvicinarsi a queste nuove bevande.

Vini senza alcol, Mantova guarda al futuro

Secondo Gabriele Castelli, direttore generale di Federvini, le basi normative sono recenti: il regolamento europeo risale al 2021 e le disposizioni nazionali entreranno in vigore tra la fine del 2024 e la primavera 2025. Una cornice che apre prospettive concrete anche per i produttori italiani.

“Il settore vitivinicolo vive una fase complessa – spiega Fabio Mantovani, presidente di Coldiretti Mantova –. Ai dazi americani e alla perdita del mercato russo si aggiungono la campagna anti-alcol dell’OMS, i giovani sempre più lontani dal vino e le giacenze elevate. Eppure la vendemmia 2025 promette quantità abbondanti e qualità eccellente. Ecco perché abbiamo scelto di portare il tema del vino, con le sue criticità ma anche con nuove opportunità, al centro della Millenaria”.

Cosa significa?

Ma cosa significa “No-Lo”? L’enologo Iacopo Giannotti, di Cantine Riunite & Civ, chiarisce: i “No alcol” hanno una gradazione inferiore allo 0,5%, i “Low alcol” si collocano tra lo 0,5% e l’8,5%. Le motivazioni che spingono al consumo sono varie: stile di vita, attenzione alla sicurezza, desiderio di mantenere il controllo, benessere e gusto. In Italia il segmento rappresenta oggi appena lo 0,1% del mercato, ma i margini di crescita sono evidenti.

Le tecniche per produrre vini dealcolati sono diverse: distillazione, evaporazione sottovuoto, membrane filtranti o sistemi ibridi. Soluzioni che richiedono investimenti mirati, come ha spiegato il tecnologo Marco Tebaldi.

In provincia di Mantova, la Cantina di Quistello si è già messa alla prova lanciando due vini a bassa gradazione, intorno ai 9°. Il presidente Luciano Bulgarelli sottolinea la necessità di accompagnare questa innovazione con una corretta comunicazione e politiche culturali, evitando il rischio che il fenomeno venga gestito lontano dai territori di produzione.

Sul fronte della ristorazione, c’è chi osserva il fenomeno con curiosità. Giampietro Ferri, patron dell’Osteria da Pietro a Castiglione delle Stiviere, annuncia che dall’autunno proporrà in abbinamento ai piatti anche una selezione di tè.

“La cultura del vino va difesa e raccontata – osserva –. Siamo disponibili a collaborare con Coldiretti e con gli agriturismi per creare progetti comuni di valorizzazione”.

Alla Millenaria, quindi, il vino senza alcol non è apparso come un’alternativa al mondo tradizionale, ma come una nuova frontiera che il territorio mantovano può esplorare con intelligenza, unendo innovazione e radici.