Rischio osseo e tumore al seno: anche l'ospedale di Mantova nello studio internazionale
Gli scienziati e i medici coordinati dall'Istituto Humanitas di Rozzano-Milano; c'è anche la Washington University di St. Louis, in Missouri
L'Asst e l'ospedale di Mantova nello studio medico internazionale sul rischio per le ossa nell'ambito delle cure del tumore al seno.
Asst Mantova nello studio internazionale
Uno studio multicentrico sull’uso di farmaci specifici per contrastare la riduzione della densità ossea e le conseguenti fratture dovute alle terapie ormonali nelle donne con cancro al seno in pre-menopausa.
Si tratta di uno studio coordinato da Gherardo Mazziotti, professore dell’Istituto Humanitas di Rozzano-Milano, e ha coinvolto l’Endocrinologia di Asst Mantova (con il medico Barbara Presciuttini), Asst Spedali Civili di Brescia, Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, Humanitas Gavazzeni di Bergamo, Università di Firenze e Washington University di St Louis, in Missouri.
Studio su 306 giovani pazienti
Lo studio, attraverso l’esame delle densitometrie ossee e delle radiografie della colonna vertebrale, mostra che il bisfosfonato o il denosumab riducono il rischio di fratture vertebrali spontanee indotte dal blocco degli estrogeni nelle giovani pazienti con tumore della mammella. Inoltre, mostrano alcune concause potenziali che possono guidare il medico nel valutare quali donne siano a maggiore rischio fratturativo.
Sono state studiate 306 giovani pazienti affette da precoce tumore della mammella, che dopo l’intervento chirurgico sono state sottoposte a doppia terapia ormonale anti-estrogenica. Un maggior rischio è risultato associato a obesità, familiarità per frattura di femore o crolli vertebrali, alla menopausa indotta da chemioterapia, alla presenza di osteoporosi all’esame di densitometria ossea.
Gli specialisti coinvolti hanno dimostrato che una terapia anti-fratturativa, che riduce il fenomeno di riassorbimento osseo dovuto al blocco degli estrogeni, riduce anche il rischio di fratture vertebrali spontanee.
Come funziona il rischio per le ossa durante le terapie
Il tumore mammario è il cancro più diffuso nelle donne nel mondo. Circa l’80 per cento di questi tumori in donne in pre-menopausa ha recettori ormonali e può, quindi, essere curato dopo l’intervento chirurgico con la deprivazione ormonale estrogenica.
Si utilizzano tamoxifene oppure inibitori dell’aromatasi insieme alla soppressione della funzione ovarica con una iniezione mensile di GnRHa. Il blocco ormonale azzera la produzione di estrogeni o la loro attività riducendo il maggiore stimolo per la crescita di cellule tumorali.
L'ingresso dell'ospedale Carlo Poma di Mantova:
Durante tale terapia, che dura almeno cinque anni, i livelli di estrogeni nel sangue sono addirittura inferiori a quelli che si trovano normalmente dopo la menopausa. Questo comporta una marcata accelerazione, rapida e improvvisa, della perdita di matrice ossea, ovvero di riassorbimento osseo, con un calo della densità minerale ossea e un aumentato rischio di fratture.
A ciò si aggiungono altri fattori di rischio per la fragilità ossea: la chemioterapia, la radioterapia, la possibilità di rapida perdita della funzione ovarica legata ad alcuni chemioterapici, l’assunzione di cortisone durante la chemioterapia, la stanchezza e quindi la riduzione dell’attività fisica. L’impatto delle fratture sulla qualità di vita può essere severo.
Studio molto interessante e fondamentale! Complimenti!!!