Mantova

Fatture false: maxi sequestro della finanza pere 5 milioni e mezzo di euro

Nel mirino due società gestite da un soggetto già indagato per reati societari e collegato alla criminalità organizzata calabrese

Fatture false: maxi sequestro della finanza pere 5 milioni e mezzo di euro
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Operazione della guardia di finanza di Mantova: maxi sequestro da 5 milioni di euro per l'emissione di fatture false e frode fiscale.

Sequestro della finanza da 5,5 milioni di euro

I militari del gruppo del comando provinciale della guardia di finanza di Mantova, in queste ore, hanno dato esecuzione ad un provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brescia, su richiesta della Procura e a seguito di indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziarie delle fiamme gialle virgiliane, di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta e per equivalente, di 5 milioni 480mila e 191,02 euro.

Frode fiscale in due aziende edili

Nello specifico, la finanza ha scoperto una frode fiscale, perpetrata tramite dichiarazioni fraudolente mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione delle dichiarazioni ed emissione di fatture relative ad operazioni oggettivamente inesistenti.

Controlli della guardia di finanza all'ingresso di Mantova, lungo il ponte di San Giorgio
Controlli della guardia di finanza all'ingresso di Mantova, lungo il ponte di San Giorgio

Condotte indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziarie, nei confronti degli amministratori, di diritto e di fatto, di due società a responsabilità limitata, di costruzione edifici residenziali e non nonché altri servizi alle imprese, con sede legale e amministrativa in Provincia di Mantova ed operanti anche in Provincia di Brescia.

Come funzionava la frode

Specificatamente gli sviluppi investigativi, hanno permesso di appurare che uno dei soggetti coinvolti, amministratore di fatto, già indagato per reati societari, di riciclaggio e collegato alla criminalità organizzata calabrese, avrebbe gestito le predette due società, attribuendo fittiziamente ad altri la titolarità delle quote e delle rappresentanze, al fine di sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte nonché eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, veicolando, altresì, taluni capitali, a favore di società di diritto ungherese, controllate sempre da soggetti di origini calabresi.

Simili sistemi di frode pregiudicano gli equilibri economici e finanziari del Paese, essendo orientati alla riduzione illegale dei costi di “struttura”, sia fiscali, sia organizzativi, per massimizzare i profitti ed ottenere vantaggi competitivi impropri.

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