Incinta a 13 anni, anche la madre a processo col fidanzato 19enne: "Non ha impedito che stessero insieme"
La Procura contesta la violenza sessuale ai danni di minore infraquattordicenne. I due giovani, in Tribunale mano nella mano, continuano a ribadire: "Siamo innamorati. Siamo una famiglia"
Nuovi risvolti giudiziari sono emersi sul caso della ragazza rimasta incinta a 13 anni, il cui compagno, all'epoca 19enne, è stato accusato di violenza sessuale. Dall'udienza preliminare svoltasi martedì 10 ottobre 2023, in Tribunale a Mantova, il pm Fabrizio Celenza ha avanzato la richiesta di un processo anche per la mamma della minorenne (che oggi ha 15 anni) contestandole la stessa accusa di violenza sessuale cui deve rispondere il fidanzato.
Il motivo, secondo la Procura, starebbe nel fatto che la madre, tutrice della ragazza, avrebbe "incoraggiato" la figlia a "concedersi" al giovane. Gli avvocati dei due imputati, però, come linea difensiva intendono far leva su un aspetto non di poco conto: la minorenne e il suo fidanzato sono innamorati, arrivati mano nella mano in Tribunale, e anche la figlia nata da questo amore sarebbe frutto di un rapporto consensuale.
Incinta a 13 anni
La loro storia d'amore è cominciata quando lei era ancora minorenne. E da quella relazione è nata anche una bambina. Lei frequentava ancora la scuola media a Mantova quando le insegnanti si sono accorte che era incinta. Aveva solo 13 anni (oggi 15), mentre il fidanzato 19 (oggi 21).
Il 19enne accusato di violenza sessuale
Un legame solido tra i due, che dura ormai due anni, ma sul quale grava un'accusa di atti sessuali ai danni di minore infraquattordicenne (ossia under 14). Accusa che è stata rivolta nei confronti del giovane, all'epoca 19enne, nonostante l'adolescente, nel 2021 (epoca dei fatti), avesse assicurato ai carabinieri che non ci fosse stata nessuna violenza, ma che quella gravidanza era solo il frutto dell’amore che li legava.
E che li lega tuttora. Tanto che da quando è nata la bimba (che ha un anno) convivono a casa con i genitori di lui, al confine tra la Bassa Veronese e il Mantovano, anche se dormono in letti differenti considerata la delicata situazione giudiziaria.
Il tutto, infatti, ha avuto inizio quando gli insegnanti della ragazzina si accorsero che era rimasta incinta e segnalarono la vicenda ai servizi sociali. Venne quindi aperto d'ufficio un procedimento per violenza sessuale su minore nei confronti del ragazzo: ora rischia dai 6 ai 12 anni di carcere.
Sotto accusata anche la madre della minorenne
Martedì 10 ottobre 2023, davanti al Gup Arianna Busato, si è tenuta l'udienza preliminare sul caso nelle aule del Tribunale di Mantova dato che, come ricostruito dal pm Fabrizio Celenza, i primi incontri tra la minorenne e il 19enne sono avvenuti nell'abitazione della sorella di lei proprio nel Mantovano. All'epoca, poi, in quella casa si trovava temporaneamente anche la loro madre 50enne che ha un’impresa di pulizie in un Comune veronese.
E proprio su quest'ultima il pm Celenza ha deciso di chiedere il processo contestandole la stessa accusa di violenza sessuale su minore infraquattordicenne di cui risponde il fidanzato. Il motivo, come afferma la Procura, starebbe nel fatto che la madre avrebbe "istigato la minore ad accondiscendere alle richieste del fidanzato". In altre parole avrebbe "incoraggiato" la figlia ad avere rapporti con lui.
Secondo l'articolo 40 del Codice Penale, che determina il nesso di causa, la 50enne avrebbe dovuto avere l'obbligo giuridico di impedire questa condotta.
"La norma giuridica del Codice Penale afferma che non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo - ci ha riferito l'avvocato Marcello Manzato che difende la madre 50enne - La donna però non sarebbe intervenuta perché vedeva la figlia innamorata e felice con il suo fidanzato".
Cosa succede ora
Il tutto ora è stato rimandato all'udienza del prossimo 21 novembre 2023.
Il fidanzato 21enne, difeso dagli avvocati Giovanni Gasparini e Giulio Schirolli Mozzini, affronterà il rito abbreviato.
"Al di là del fatto compiuto, perché dalla relazione tra la minorenne e il mio assistito alla fine è nata una bambina - ci dice l'avvocato Giulio Schirolli Mozzini - va detto che c'è di mezzo una famiglia che sta bene, un padre e una madre che si vogliono bene, vivono insieme, pur in due letti differenti.
La sterilità norma giuridica si scontra con realtà dei fatti con questo caso soggettivo. Nonostante l'amore tra i due ragazzi - che in aula si sono presentati di nuovo mano nella mano a sottolineare l'affetto che li lega - la vicenda viene però equiparata a una violenza sessuale. Nonostante la giovane abbia manifestato il consenso alla relazione e alla gravidanza, quest'ultima, all'epoca 13enne, per legge è considerata un soggetto debole non in grado di esprimere un vero e proprio consenso. Ma l'innamoramento tra i due, che ha portato alla nascita della bambina, è stato consapevole".
Per la madre 50enne si prospetta invece il rinvio a giudizio. Difesa dall'avvocato Marcello Manzato, la donna affronterà l'udienza preliminare secca, davanti alla Gup Busato, che si potrà concludere appunto con il proscioglimento o con l'inizio di un processo.