Scompenso cardiaco: il Poma alla guida di uno studio che durerà 4 anni
Lo studio ABCDE partirà questo autunno e durerà quattro anni, coinvolgendo 5 centri e 600 pazienti, 120 per ogni struttura.
Scompenso cardiaco, il Poma guida una ricerca italiana che durerà 4 anni con altri cinque centri. Coinvolti 600 pazienti per diagnostica e cura sempre più affidabili.
La ricerca del Poma sullo scompenso cardiaco
Una ricerca multicentrica italiana promossa dalla struttura di Medicina Generale del Poma sul paziente con scompenso cardiaco. Lo studio ABCDE partirà questo autunno e durerà quattro anni, coinvolgendo 5 centri e 600 pazienti, 120 per ogni struttura. Il
numero di persone arruolate è calcolato in base all'incidenza e alla prevalenza della malattia, nonché ai criteri di eleggibilità. Gli altri centri che lavoreranno alla ricerca sono: la Geriatria dell’ospedale Borgo Trento di Verona; la Medicina Generale dell’ospedale Sacro Cuore Negrar di Verona; il Dipartimento biomedico di Medicina Generale Interna e Specialistica dell’Università di Palermo; il
Dipartimento di Medicina, Sezione di Medicina Interna, Angiologia e Malattie da Arteriosclerosi dell’Università di Perugia; il Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Medicina Interna dell’Università di Bari .
Come funzionerà
Il paziente ricoverato per scompenso cardiaco verrà trattato seguendo le attuali linee guida proposte dalla Società Europea di Cardiologia, approccio per altro già in atto. Tuttavia, verrà in più sottoposto a valutazione ecografica globale al fine di ottimizzare, con una metodica del tutto non invasiva, la gestione terapeutica. In particolare, i 5 punti della valutazione ecografica ABCDE comprendono: A (indice caviglia-braccio che tecnicamente si chiama ABI), B (numero di linee B all’ecografia polmonare), C (valutazione dell’arteria carotide), D (diametri di aorta e vena cava) ed E (frazione di eiezione del ventricolo sinistro del cuore). I pazienti, una volta dimessi, saranno poi seguiti con un percorso di follow-up dedicato, sempre dai medesimi medici che hanno preso in cura il paziente da ricoverato. Lo studio permetterà di raccogliere e analizzare dati provenienti da vari contesti ospedalieri
italiani, consentendo ai professionisti continui aggiornamenti e condivisione di risultati al fine di offrire una diagnostica affidabile e una gestione sempre più efficace di tali pazienti. Lo scompenso cardiaco rappresenta l’evoluzione clinica finale comune a patologie
cardiovascolari, inizialmente anche molto differenti tra loro. La prevalenza arriva a più del 10 per cento oltre i 70 anni ed è la maggiore causa di ospedalizzazione. Alcuni soggetti, negli stadi più precoci, possono addirittura non manifestare alcun sintomo,
mentre altri non danno peso a disturbi come l’affaticamento o la sensazione di ‘fame d’aria’, interpretandoli come normali segni dell’invecchiamento. In altri casi, i sintomi sono più palesi e possono manifestarsi in maniera improvvisa e tale da richiedere
un’ospedalizzazione urgente.
Una malattia pericolosa e diffusa
Dal punto di vista della prognosi, lo scompenso cardiaco è gravato da un’elevata mortalità. È una malattia cronica, progressiva, associata a elevati costi per l’alta mortalità e morbilità, che sono destinati ad aumentare considerato il progressivo invecchiamento della popolazione. Attualmente la diagnosi e il monitoraggio sono basati sulla valutazione clinica e sui risultati di alcuni esami di laboratorio. L’ecografia cardiaca rappresenta da sempre la metodica diagnostica meno invasiva, ma allo stesso tempo più significativa.
L’approccio ecografico globale, e quindi non solo al cuore, al letto del paziente (il cosiddetto ‘bedside’) sta però assumendo sempre maggiore importanza. Numerosi studi hanno dimostrato che l’utilizzo dell’ecografia bedside è uno strumento utile per la diagnosi e per l’ottimizzazione terapeutica. L’ecografia viene effettuata direttamente al letto del paziente da parte del medico che lo ha in carico e che ne conosce la storia clinica e farmacologica.