Chi è guarito dovrà stare in quarantena 28 giorni e non più solo 14
Fino ad ora un guarito si sentiva dire che dopo 14 giorni dalla scomparsa dei sintomi, doveva tornare al lavoro. Una follia potenzialmente devastante.
La situazione era potenzialmente esplosiva. Ormai era chiaro anche ai sassi che si può essere infetti fino a oltre un mese dalla scomparsa dei sintomi, altro che i 14 giorni…
E così, in base ai protocolli, chi ha fatto il Covid-19 a casa (sempre presumibilmente, perché comunque non tamponato), fino ad ora si sentiva dire che dopo 14 giorni dalla scomparsa dei sintomi, doveva tornare al lavoro.
Una follia potenzialmente devastante, dato che sono decine e decine i casi accertati (quelli sì dai tamponi) di guariti che ancora dopo oltre un mese risultano ancora positivi!
E visto che coloro ai quali ora è già consentito tornare al lavoro per lo più svolgono servizi essenziali, immaginate quante “bombe da contagio” potevamo rischiare di disseminare su tutto il territorio regionale.
I medici devono prolungare la malattia
Finalmente qualcosa è cambiato. Grazie Lombardia. Non più 14 giorni di isolamento, bensì 28: queste le nuove linee guida che Regione Lombardia si appresta ad adottare a tutela della salute pubblica, come spiegato dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera nella conferenza stampa prepasquale sullo stato dell’epidemia.
“Sta uscendo una nuova linea guida che prevede che la quarantena duri fino al 3 maggio: vuol dire che chi è a casa dal lavoro avrà un certificato dal proprio medico per l’allungamento della propria quarantena, perché il calcolo dei 14 giorni era stato fatto in base al dato di incubazione prima di vedere emergere i sintomi, mentre ci siamo accorti che anche dopo i 14 giorni dalla fine dei sintomi molti sono ancora positivi, quindi allunghiamo a garanzia di tutti. Ora fino al 3 maggio e poi l’idea è di allungarli fino a 28 giorni“.
Queste le parole dell’assessore regionale, anche se ad oggi, martedì 14 aprile 2020, l’adozione di queste linee guida ancora non sembra essere ancora divenuta operativa (come hanno confermato anche alcuni medici di base, in assenza di direttive operative).
Poi però serve comunque un doppio tampone negativo
A oggi, le linee guida dell’Istituto superiore di sanità indicano che una persona positiva al Covid-19, asintomatico o guarito dai sintomi deve sottoporsi all’analisi del tampone non prima di 7 giorni per verificare se risulta essere negativo all’infezione.
Se il paziente è negativo il test deve essere ripetuto dopo 24 ore (solo con due tamponi negativi il paziente risulta ufficialmente guarito), mentre se risulta essere ancora positivo è necessario un secondo tampone dopo ulteriori 7 giorni.
Le tre condizioni per tornare a uscire dal 3 maggio
L’obiettivo è di gestire in maggiori condizioni di sicurezza e in modo più controllato la futura ripartenza.
Saranno però essenziali tre condizioni per poter “riaprire” e tornare a una “quasi normalità” dopo il 3 maggio 2020:
– che ci siano le mascherine, perché se dobbiamo tornare a lavorare ce ne servono almeno (e dico almeno) due a testa, quindi circa 100 milioni al giorno in tutto il Paese
– che vengano fatti i tamponi per accertare che chi è guarito sia guarito davvero e non più contagioso (appunto, ormai è chiaro che si può essere infetti fino a oltre un mese dalla scomparsa dei sintomi, altro che 14 giorni)
– che siano fatti i test sierologici per stabilire chi “l’ha fatto” e chi no, questo maledetto Covid-19 , andando a verificare la presenza degli anticorpi.
Senza queste tre condizioni, “riaprire” sarebbe una presa in giro, tanto più grave perché il rischio di un ritorno dei contagi sarebbe altissimo.
daniele.pirola@netweek.it