Il comitato per la tutela e la promozione dell'ospedale di Pieve di Coriano continua a battersi
"Sostenete il comitato, se lottiamo insieme i risultati arrivano".
Dal microfono della festa provinciale de L'unità, il comitato per la tutela e la promozione dell'ospedale di Pieve di Coriano lancia un nuovo appello "Aderite e sostenete il comitato, se lottiamo insieme i risultati arrivano".
"Cittadini: fate sentire la vostra voce!"
Il ‘Comitato per la tutela e la promozione dell’ospedale di Pieve’ ha invitato ancora una volta i cittadini a far sentire la propria voce per chiedere di risolvere le criticità esistenti e avere un servizio sanitario che funzioni, con personale e apparecchiature adeguate.
La presidente Daniela Besutti è intervenuta domenica sera, insieme a Roberto Pedrazzoli e Laura Pradella del Comitato, ai microfoni della Festa dell’Unità provinciale, nell’ambito di un dibattito sul tema ‘Sanità: una riforma mancata’, che ha visto la partecipazione del consigliere regionale Pd Antonella Forattini e di Roberto Mari, segretario del Forum tematico “Mantova in salute”.
Il comitato per la tutela e la promozione dell'ospedale di Pieve di Coriano
Il Comitato è nato nel 2017 dalla volontà dei 23 comuni del Consorzio Oltrepò mantovano per difendere e potenziare l’ospedale di Pieve che, in vent’anni, ha visto un progressivo impoverimento di posti letto, personale e attrezzature. Il Comitato si assume il compito di informare i cittadini sullo stato delle cose, e di chiedere interventi a chi di competenza per risolvere le criticità.
“Chiediamo la partecipazione e il sostegno di tutti – ha detto la presidente del Comitato, Daniela Besutti - per pretendere quanto ci spetta, perché la sanità è sostenuta dalla fiscalità di tutti, anche dalla nostra. Non siamo cittadini di serie B, anche se siamo nella punta estrema della Lombardia. Però abbiamo bisogno del supporto della gente, in modo che la nostra voce sia considerata davvero come la voce di tutto il territorio.
Richiesta l'interregionalità dell'ospedale di Pieve
"Da anni ci battiamo per il riconoscimento della interregionalità. Il 15 % degli utenti dell’ospedale di Pieve arriva dal Veneto e il 10% dall’Emilia Romagna, quindi è una struttura interregionale già nei fatti - così continua Besutti-. C’è un documento votato all’unanimità nel 2015 dal consiglio regionale della Lombardia che riconosce Pieve come centro strategico e interregionale. Chiediamo di proseguire su questa strada, cioè che le tre Regioni aprano un tavolo tecnico-politico per ragionare su questa proposta, ben sapendo che il sistema sanitario su base regionale ha dei limiti che penalizzano i cittadini.Per esempio, un paziente ricoverato a Pieve, se abita a Bergantino, o a Tramuschio, non ha diritto a ricevere le cure palliative. Ci sono delle persone residente di là dal confine che vengono portate in auto a Pieve, con il femore rotto o con un infarto in corso, perché se chiamassero l’ambulanza li porterebbero Baggiovara, Trecenta o Rovigo, creando difficoltà alle loro famiglie.
Chi governa deve capire che non è possibile umanamente dover affrontare queste situazioni. Gli ospedali vicini devono essere collegati, per esempio Pieve con Mirandola. Sono anni che lo diciamo in tutti modi e a tutti gli assessori regionali passati fino a oggi.
Richiesta una risonanza magnetica
"Da tempo chiediamo a Pieve una risonanza magnetica – ha proseguito Besutti – Negli ospedali del cremonese ce ne sono 3, in quelli bresciani sono 7, invece nella nostra provincia solo una, a Mantova. L’assessore regionale ci ha risposto che nel mantovano questi apparecchi sono presenti nelle strutture private e per questo noi siamo a posto. Ma quando un medico dell’ospedale di Pieve ha bisogno di fare una risonanza a un ricoverato, questi deve essere portato a Mantova, sempre che l’apparecchio funzioni e sia disponibile, il che comporta un allungamento incredibile dei tempi. E se è urgente? Queste situazioni non le possiamo accettare. Serve, qui, una risonanza magnetica chiusa di ultima generazione, per rispondere alle necessità diagnostiche dei medici presenti a Pieve, e per facilitare i cittadini negli spostamenti e nei tempi, e anche per non disperdere le risorse economiche dell’Azienda Poma verso altri territori.
Quanto al Pronto Soccorso di Pieve, che vede circa 30.000 accessi all’anno, abbiamo chiesto di strutturare l’emergenza – urgenza mettendo in loco un’ambulanza apposita per quando si rende necessario portare un utente in un altro ospedale. Finora, infatti, occorreva far arrivare l’ambulanza da Mantova. Ora, anche grazie alle nostre richiesta, sembra che stiano provvedendo. Questo significa che, se non molliamo, i risultati prima o poi arrivano”.
"Non pretendiamo la luna ma solo quello che ci spetta"
“Non pretendiamo la luna ma solo quel che ci spetta: risorse, personale e attrezzature" ha ribadito il dottor Roberto Pedrazzoli, geriatra e componente del direttivo del comitato, che per trent’anni ha esercitato all’ospedale di Nogara.
Chiesto un ambulatorio di geriatria
Il 92% degli accessi al pronto soccorso sono codici verde o bianco, cioè poco urgenti e affatto urgenti. Come mai? Il 38% degli ultra 75enni vive da solo. Alla minima necessità che capita fuori dagli orari del medico di base, dove dovrebbero andare questi anziani, se non in pronto soccorso? Per questo il Comitato ha chiesto un ambulatorio di geriatria, che possa offrire un servizio che è necessario al tipo di popolazione del territorio e ridurrebbe i tempi di attesa del pronto soccorso. E’ solo una delle tante necessità. Per esempio, nella nostra provincia gli hospice, cioè le strutture per malati in fase avanzata e terminale, sono presenti solo da Mantova in su. Nella nostra zona, nemmeno uno.
Per aderire al Comitato e ricevere così informazioni sulle iniziative che vengono svolta, basta inviare un’email a comitato.ospedaledipieve@gmail.com