Barbabietola da zucchero, allarme di Coldiretti Mantova: nel 2019 superfici giù del 56%
Paolo Carra: "Riflettere sul futuro del settore, cresce la dipendenza dall’estero".
Barbabietola da zucchero, allarme di Coldiretti Mantova: nel 2019 superfici giù del 56%: Paolo Carra, presidente Coldiretti Mantova: "Bisogna riflettere sul futuro del settore".
Barbabietola da zucchero, allarme di Coldiretti Mantova: nel 2019 superfici giù del 56%
Barbabietole addio, o quasi. Nel 2019 – calcola Coldiretti Mantova - la superficie coltivata a barbabietola da zucchero è diminuita di oltre il 56%, passando dai 1.785 ettari del 2018 e ai 780 ettari di quest’anno. Il calo non è omogeneo su tutto il territorio. Si passa da un -30-35% del Basso mantovano a un -85-90% dell’Alto mantovano e di un -70% della zona del Viadanese-Casalasco.
E pensare che prima della riforma del settore bieticolo saccarifero attuata nel 2006 dall’allora commissario Ue Mariann Fischer Boel, nel Mantovano le superfici a bietola superavano i 12.000 ettari.
“Siccità e gelate mattutine stanno complicando una stagione già di per sé molto difficile – commenta Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova – ma con alcuni zuccherifici che sono stati chiusi e una produzione in calo, penalizzata anche dall’andamento insoddisfacente del 2018, è indispensabile chiedersi quale futuro vogliamo per la bieticoltura. Credo che da un punto di vista strategico dipendere dall’estero per una materia prima come lo zucchero sia molto poco lungimirante”.
Giancarlo Buoli, titolare di un’azienda agricola storica a Bellaguarda di Viadana, dai 15 ettari del 2018 è sceso a 7 ettari. “Ma giusto per non mollare”, rivela.
Il clima
Anche l’andamento meteorologico non sta dando una mano. “Dei semi pre-germinati che ho seminato ne sono nati circa la metà – confessa -. Bisognerebbe irrigare, ma non c’è acqua. E poi con le temperature che di notte scendono sotto lo zero, il rischio di gelate è concreto”.
A far cambiare idea agli agricoltori ha pesato moltissimo una campagna bieticola che nel 2018 è stata disastrosa, con rese che sono passate dai 2.300-2.500 euro per ettaro e con medie produttive di 800 quintali per ettari ai 600 quintali del 2018, con polarizzazioni molto al di sotto del valore-soglia di 16 gradi, con conseguenti penalizzazioni e ritorni lordi crollati a 1.300 euro.
Giuseppe Cavazzini di Castel Goffredo ha compiuto una “decelerazione” assoluta. “Coltivavo nella mia azienda e per conto terzi quasi 200 ettari di terreno – dice - mentre oggi è una coltura che sia io che i miei clienti agricoltori abbiamo abbandonato. Nell’Alto mantovano sono rimasti veramente pochissime le imprese che hanno scelto di coltivare la barbabietola, il calo stimato arriva secondo me al 95 per cento”.
Lo stabilimento di San Quirico
Ad aggravare la situazione è stata anche la chiusura – temporanea per il 2019 – dello stabilimento di lavorazione di San Quirico, gestito da Eridania Sadam del Gruppo Maccaferri.
Per l’area di Mantova i conferimenti si spostano dunque negli stabilimenti gestiti da Coprob, che opera in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Lombardia. Il Basso mantovano, risentendo meno delle distanza geografica dai poli di lavorazione di Minerbio e Pontelongo, avrà comunque un calo delle superfici dell’ordine del 30-35% rispetto al 2018.
Ada Giorgi, di Quistello, è tranchant: “Quest’anno non ho seminato barbabietole da zucchero per principio. L’anno scorso avevo 10 ettari, ma non è stata una buona stagione e sono stata scontenta, come molti altri agricoltori della zona”.
Cristiana Magnani di Moglia evidenzia per le aziende di famiglia un calo di appena 10 ettari, dai 70 del 2018 ai 60, “scelta dovuta dall’annata tremenda che è stata penalizzante sia in termini di quantità che di gradi zuccherini”. Papà contoterzista che ha seminato intorno ai 235 ettari, “mediamente il calo delle superfici bieticole del territorio è del 30-35 per cento”.
Per Fabio Perini di Castellucchio il 20129 coincide con una ripresa della bietola nell’ambito della rotazione colturale dell’azienda. “Gli agricoltori sono comunque titubanti perché se l’industria non investe nel settore anche noi produttori siamo in difficoltà – dice Perini -. Aver concentrato tutta la raccolta in Coprob allungherà la stagione di raccolta”. A tutto questo si aggiungono le incertezze del clima, che stanno già facendo partire una campagna 2019 in salita.