CRONACA

Caporalato e immigrazione clandestina: i carabinieri arrestano altri due imprenditori

I soggetti erano stati interrogati nell'ambito dell'operazione scattata una decina di giorni fa. Uno abita in provincia di Ferrara

Caporalato e immigrazione clandestina: i carabinieri arrestano altri due imprenditori

Massimizzazione dei profitti a scapito dei lavoratori agricoli stranieri: due imprenditori italiani finiscono arrestati dai carabinieri.

Caporalato e immigrazione clandestina: altri due arresti

Nella mattinata di ieri, mercoledì 29 ottobre 2025, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Mantova, insieme ai carabinieri del locale Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Mantova, su richiesta della Procura, nei confronti di due imprenditori italiani residenti a Poggio Rusco e a Bondeno (FE): un 39enne e un 56enne ritenuti responsabili, in ipotesi accusatoria, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’operazione è il seguito di quella posta in essere lo scorso 14 ottobre, quando all’epoca era stata arrestata una coppia di moldavi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzata allo sfruttamento lavorativo.

Controlli operati dai carabinieri in un'azienda agricola
Controlli operati dai carabinieri in un’azienda agricola

In quel contesto i Cc avevano notificato un invito per rendere interrogatorio “preventivo” finalizzato alla successiva applicazione di una misura cautelare personale, nei confronti di due noti imprenditori italiani, ritenuti responsabili in ipotesi accusatoria del reato di sfruttamento del lavoro quali utilizzatori finali della manodopera procurata dai due stranieri arrestati.

In Italia oltre 50 lavoratori in stato di estremo bisogno

Il provvedimento scaturisce dalla complessa attività d’indagine condotta dai carabinieri con il coordinamento dell’autorità giudiziaria virgiliana che, anche mediante attività tecniche di intercettazione, e facendo ricorso ai canali di cooperazione internazionale Europol, ha consentito di accertare:

  • il reclutamento, da parte dei due imprenditori di origine moldava, di oltre 50 lavoratori connazionali che, in stato di estremo bisogno, venivano indotti a raggiungere il territorio italiano ed a munirsi di un documento di identità falso che ne attestasse la cittadinanza rumena, onde poter essere assunti formalmente come cittadini comunitari, per poi essere impiegati in condizioni di sfruttamento presso aziende italiane, in particolare del settore agricolo, travisando l’attività di intermediazione illecita con fittizi contratti d’appalto di prestazioni e servizi, così aggirando le procedure previste dai decreti flussi;
  • l’ospitalità dei lavoratori, a titolo oneroso, presso alloggi nella disponibilità dei due imprenditori moldavi e la loro dislocazione giornaliera presso i campi in cui venivano impiegati;
  • evidenti violazioni in tema di orario di lavoro, riposo settimanale, retribuzione oraria ed in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;
  • degradanti misure di sorveglianza e controllo dei lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno e della barriera linguistica esistente
  • una costante attività di inquinamento probatorio mediante l’induzione dei lavoratori, in vista di attività ispettive e di escussione, a riferire il falso agli investigatori
  • l’uso finale, cosciente e volontaria, dei lavoratori in condizioni di sfruttamento da parte degli imprenditori italiani.
Operai agricoli nei campi del Basso Mantovano
Operai agricoli nei campi del Basso Mantovano

Controllati ogni momento sotto la minaccia del rimpatrio

Nella complessa indagine, che trae origine nel luglio 2024, i Carabinieri hanno appurato che le due persone straniere arrestate lo scorso martedì 14 ottobre 2025, dopo aver organizzato l’ingresso illegale in Italia dei cittadini extracomunitari, organizzavano i loro spostamenti e il loro domicilio, facendosi remunerare anche tali attività ed organizzando il reclutamento allo scopo di destinarli al lavoro presso terzi, in particolare in due grosse aziende ubicate nella provincia di Mantova, in condizioni di sfruttamento attraverso il ricorso ad appalti fittizi, violando le norme a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro per assenza della formazione, per presenza di condizioni insalubri, corrispondendo ai lavoratori salari sproporzionati rispetto le quantità di lavoro prestato, violando le regole in materia di orari del lavoro dovendo lavorare, a volte, anche fino a 16 ore giornaliere, senza effettuare il riposo settimanale, nonché sottoponendo i lavoratori ad uno stato di soggezione, controllo, sorveglianza e limitazione continuativi in quanto, oltre ad essere sottoposti a restrizioni nei loro spostamenti personali, erano costantemente sorvegliati.

Ogni minima violazione delle regole vessatorie imposte dai “caporali” comportava il licenziamento in tronco del lavoratore ed il successivo immediato rimpatrio.

Arresti domiciliari e divieto di dimora nel Mantovano

Nei giorni scorsi i due imprenditori italiani, il 39enne e il 56enne, sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Mantova, per l’interrogatorio preventivo, all’esito del quale il Gip, accogliendo il quadro indiziario prospettato dalla Procura, evidenziando la sussistenza di concreti ed attuali pericoli di reiterazione di reati della stessa specie, ha disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore 39enne, e quella del divieto di dimora nella provincia di Mantova a carico dell’imprenditore 56enne.

Un'immagine dall'alto della recente operazione dei carabinieri
Un’immagine dall’alto della recente operazione dei carabinieri

“Massimizzazione dei profitti a scapito dei lavoratori”

Dal complessivo quadro indiziario è emerso l’obiettivo due imprenditori: massimizzare i profitti delle loro aziende mediante il ricorso alla manodopera in condizioni di sfruttamento, reclutata dai due correi moldavi, approfittando dell’estremo stato di bisogno in cui versavano i lavoratori nel loro paese di origine, tanto da accettare qualsiasi regola vessatoria nel rapporto lavorativo.

Il tutto, secondo le indagini, trarrebbe origine dalla rete di rapporti economici ultradecennale tra i due imprenditori moldavi e quelli italiani.

Dalle investigazioni è emerso che le due aziende italiane, dotate di certificazioni di pregio tra cui quella del melone mantovano IGP e della zucca mantovana, prodotti esportati anche all’estero, pur di massimizzare i profitti, non si sono interessate della corretta organizzazione dei lavoratori al fine di garantirne lo standard di benessere degli operai.